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martedì 29 dicembre 2009

Una bella gazzarra (e due appuntamenti)

A quanto pare quest'anno, oltre al nostro solito comunicato stampa sulle previsioni sbagliate da astrologi e veggenti vari, sembra che altri abbiano voglia di tirar su una bella gazzarra sulla questione degli oroscopi in TV.

La pietra dello scandalo sembra essere la puntata di stasera de I fatti vostri, che sarà (o forse a questo punto è stata) interamente dedicata agli oroscopi per il 2010 di Paolo Fox. Quelli dell'AIART (l'acronimo significa Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione, ma sembra che tutti la traducano Associazione Telespettatori Cattolici) si sono arrabbiati un sacco, e quello che è forse più interessante è che il Consiglio Nazionale degli Utenti (non utenti in generale, utenti dei servizi radiotelevisivi) si è dichiarato d'accordo:
È inopportuno che il servizio pubblico dedichi trasmissioni agli oroscopi. Il rischio è che si sfrutti la superstizione, la credulità o la paura, in particolare delle categorie di utenti psicologicamente più vulnerabili. La delibera 34 del marzo 2005 dell'Agcom chiede che le trasmissioni di televendita di servizi di astrologia non traggano in inganno il pubblico. Non sarebbe utile estendere tale disposizione a tutte le trasmissioni? Ancor di più quando si tratta di servizio pubblico e in prima serata?
Il CNU è un'organismo dell'AGCOM (il "garante per le comunicazioni"), quindi un organismo in qualche modo ufficiale (la notizia viene da qui).
Ora, il prof. Sentimento Cuorcontento è molto critico nei confronti dell'astrologia, ed è in fondo d'accordo con il CNU; però il ruolo del CICAP non è quello di fare il censore o l'inquisitore, ma cercare di capire e mettere le informazioni a disposizione di tutti, di modo che ciascuno possa farsi un'opinione fondata. Ne parleremo, se vi interessa, domani mattina verso le 10.00 a Radio Popolare, e di nuovo giovedì dalle 9.00 circa in avanti a Radio24.

Postilla: non è la prima volta che le associazioni cattoliche se la prendono con gli oroscopi. La posizione ufficiale cattolica nei confronti dell'astrologia è sempre stata estremamente critica (già dai tempi di Galileo, mica da ieri). Tuttavia, il prof. S.C. un paio di anni fa si è trovato a dibattere a Porta a Porta con un quotato intellettuale cattolico che invece per ragioni sue ne sosteneva la validità. Nell'impeto dialettico, è arrivato a dire che, in fondo, anche il Padre Nostro recita «come in cielo così in terra»...

Comunicato stampa

«Io sono ottimista (per quanto riguarda l’economia) e contesto gli uccelli del malaugurio» (Branko, Chi)

«È inutile farsi delle illusioni: non ci sarà un miglioramento della situazione» (Grazia Mirti, www.affaritaliani.it)

«Ci sono sentori di ripresa economica a giudicare dalle posizioni planetarie» (Antonio Capitani, TG Studio Aperto)

«La vita degli Italiani risulterà assai problematica nel 2009» (Mago Otelma, Caterpillar)

Come tutti gli anni, è uscito il comunicato stampa con le previsioni fatte dagli astrologi per il 2009 controllate dal CICAP: trovate il testo completo qui.
Ah, e oggi alle 12.00 circa il prof. Sentimento Cuorcontento ne parlerà in diretta a Nuova Spazio Radio.

mercoledì 23 dicembre 2009

Quanti metri è lungo un gigabyte?

Probabilmente ricordate che il prof. S.C., nel poco tempo lasciatogli libero ad questo blog, si occupa di sistemi di calcolo distribuito che vengono usati per l'analisi dei dati prodotti da LHC.

Il Tempo del 20 dicembre scorso dedicava un paginone alla nostra Grid, chiamata gloriosamente «il supercervellone che archivierà il mondo». Vicino a una foto del mio amico Alessandro al lavoro, si trova la seguente meravigliosa informazione:
È stata sviluppata per immagazzinare e rendere accessibili i dati prodotti dall’acceleratore LHC: 15 milioni di gigabyte all’anno, pari a 61 volte l’altezza della torre Eiffel.
Bene, dato che (come d'altronde l'autore dell'articolo fa presente subito dopo) la torre Eiffel è alta 342 metri, questo implica che 1 gigabyte equivale con buona approssimazione a 1.4 millimetri. O, in altre parole, che il limite di velocità in autostrada è di quasi 26 GB/s: ditelo a Vodafone.

lunedì 21 dicembre 2009

Vite degli Astronomi

Amedeo Balbi di Keplero ha raccolto in un eBook i suoi fulminanti post sulle Vite degli Astronomi. Lo potete scaricare qui, è gratis ed è consigliato dal prof. Sentimento Cuorcontento.
Sì, vabbene, Galileo il padre del metodo scientifico, Galileo il (quasi) martire della ragione, Galileo il campione dell'anti-oscurantismo. Ma io non riesco a evitare di pensare che, in fondo, quello che di tragico e orribile gli è capitato (l'inquisizione, il processo, l'abiuro-maledico-e-detesto, il confino) gli sia capitato anche perché il pisano era u appassionato di gadget, un patito delle nuove tecnologie. In poche parole, come diremmo oggi: un geek.
Alla fin fine è un file PDF, quindi se anche non avete un Kindle, un Sony Reader o un affare del genere potete banalmente stamparlo. Oppure ecco che avete la scusa per comprarvi un eReader per Natale...

(Il prof. S.C. non si è dimenticato dei "segnali intelligenti dal centro galattico": ho letto gli articoli nel weekend, ma non ho fatto in tempo a scriverne. Restate sintonizzati!)

venerdì 18 dicembre 2009

Giacobbo e la fine del mondo - IV

Umpf, il prof. Sentimento Cuorcontento non riesce ad andare avanti con il maledetto libro, e questo liveblogging non finirà più.
Dopo appena un paio di pagine (siamo a pag. 42) mi imbatto in questo:
Sappiamo che il centro galattico emette continuamente una trasmissione di onde radio di vario tipo, che possiamo chiamare “raggi di informazione”: lo abbiamo visto all’inizio del nostro racconto […]
Ullallà! Davvero? Andiamo a vedere, doveva essermi sfuggito. Tocca tornare a pag. 14:
Il 18 ottobre del 2005 Scott Hyman, astronomo e professore di fisica presso lo Sweet Briar College, fa una sorprendente dichiarazione sulla rivista scientifica Nature: nel 2002, mentre analizzavano le onde radio a bassa frequenza raccolte dal telescopio Very Large Array di Socorro, nel New Mexico, ha rilevato, proprio al centro della nostra galassia, 5 emissioni radio ad alta energia e di uguale intensità, della durata di 10 minuti ciascuna, che apparivano ogni 77 minuti su un periodo di 7 ore, dal 30 settembre al 1 di ottobre.
Un segnale intermittente che sembra possedere tutte le caratteristiche per essere equiparato a un’emissione effettuata in maniera intelligente.
Scott Hyman lo definisce «un sordo brontolio al centro della galassia».
A questo punto mi sono davvero incuriosito e mi sono messo a indagare, il che ha disgraziamente preso un po’ di tempo. Per oggi vi racconto dove ho cercato, prossimamente vi racconto che cosa ha visto Hyman: è tutto vero, ma un po’ diverso da come lo racconta Giacobbo…

Naturalmente Giacobbo si guarda bene dal mettere uno straccio di bibliografia. O meglio, la bibliografia c’è ma è completamente inutile: ne parleremo quando ci arriverò (sta a pag. 191, se andiamo avanti di questo passo finisce prima il mondo).
Però almeno abbiamo un nome (Scott Hyman), una rivista seria (Nature) e una data (ottobre 2005), e per fortuna siamo nell’era del Web. Basta andare nella pagina di ricerca degli indici di Nature e mettere il nome dell’autore nell’apposito spazio. Il primo articolo non c’entra nulla (è sul trapianto di cuore nei topi, solo che ha tra gli autori “Scott H. Visovatti” e “Matthew C. Hyman”). Il secondo è quello che interessa a noi.
Scott D. Hyman, T. Joseph W. Lazio, Namir E. Kassim, Paul S. Ray, Craig B. Markwardt, Farhad Yusef-Zadeh “A powerful bursting radio source towards the Galactic Centre” Nature 434:50-52 (3 March 2005) doi:10.1038/nature03400 Letter

C’è anche un link alla pagina dell’articolo: c’è l’abstract, ma se uno non è abbonato alla rivista non può vedere il contenuto completo, a meno di non sganciare 32$ sonanti. Per fortuna l’INFN ha un abbonamento, quindi scarico, stampo e metto da parte. Se avete cliccato sul link, avrete notato che sulla destra, sotto il titolo “See also”, c’è un link “News and Views by Kulkarni & Phinney”.
News and Views è la sezione di Nature in cui si trovano, tra le altre cose, commenti e riassunti adatti a un pubblico (un po’) meno specialistico. In questo caso, due astronomi del Caltech raccontano e commentano l’articolo di Hyman et al.: magari ci capisco qualcosa anche io. Scarico, stampo e metto da parte anche questo.
S. R. Kulkarni & E. Sterl Phinney “Astronomy: Blasts from the radio heavens” Nature 434:28-29 (3 March 2005) doi:10.1038/434028a; Published online 2 March 2005
Una breve scorsa al paper di Nature mi rivela che l’oggetto in questione si chiama GCRT J1745-3009 (come sono poetici gli astronomi, eh?). Provo a questo punto, banalmente, con Google e sorpresa! C’è persino una pagina di Wikipedia, con altri riferimenti bibliografici, che mi risparmia di cercare ulteriormente articoli che citano quello di Nature: per il weekend ho abbastanza da leggere.

lunedì 14 dicembre 2009

Complimenti all'astrologo

Come l'anno scorso, in questo periodo sono alle prese con il comunicato stampa che il CICAP prepara tutti gli anni per fare le pulci alle previsioni fatte dagli astrologi per l'anno passato. Sto leggendo decine di oroscopi, vaticinii, profezie e cose così raccolti dal valoroso Andrea Proietti Lupi: per capirci, qui c'è quello dell'anno scorso.

Stavo per fare un post un po' a sfottere, usando un paio di cose minori che non andranno nel comunicato definitivo (dovrete attendere fino al 28 per leggerlo). Poi mi sono imbattuto in quanto segue, a firma di un personaggio di primissimo piano che scrive su uno dei più importanti quotidiani nazionali, e mi è passata la voglia di fare lo scemo.
Gli astri, infine, favoriranno l’ingresso di nuove energie nel mondo del lavoro: largo ai giovani, dunque, purchè abbiano coscienza di dover agire con coraggio e ottimismo, affrontando il futuro con un tocco di spericolatezza.
Un par di palle. Chiedetelo agli spericolati precari dell'INFN, per esempio, leggendo ad esempio qui o qui. Per un capriccio del caso il prof. S.C. non è (non dovrebbe essere) toccato dagli avvenimenti descritti, ma lo saranno molti suoi colleghi e amici: ecco, c'è poco da far gli spiritosi.

giovedì 10 dicembre 2009

Giacobbo e la fine del mondo - III

In trasferta Marino Laziale per un corso di Comunicazione e Divulgazione della Fisica, il prof. Sentimento Cuorcontento aveva per qualche giorno lasciato da parte la lettura del tomo.
Nel week-end, riprendendolo in mano per una piccola dose, ho attraversato incolume la Profezia dei Maya e il Sarcofago dell’Astronauta di Palenque: non si capisce bene cosa c'entri, ma parlando di Maya temo fosse inevitabile (non mi dite che non sapete di che si tratta: non ci credo).

Comincia a questo punto un promettente capitolo ricco di simpatici personaggi. La prima è tale Fiorella Capuano, fondatrice del Giardino di Pace di Ceglie Messapica (iniziativa probabilmente più che lodevole, ne sono certo, ma non è questo il punto). L’altro è José Argüelles, un mattacchione che Giacobbo gabella per «massimo conoscitore al mondo del popolo e della cultura maya». Per dire, Fiorella fa una distinzione tra “Maya storici” e “Maya galattici”: questi ultimi sarebbero arrivati sulla Terra da altri livelli di coscienza, qualunque cosa voglia dire, mentre

Il professor Argüelles, basandosi sui suoi decennali studi, sostiene che la razza umana abbia tentato tre volte di abitare il sistema solare: la prima volta a Maldek, pianeta che è stato poi smembrato nell’attuale cintura di asteroidi; la seconda su Marte e poi, quando anche sul pianeta rosso la vita non sarebbe stata più possibile, sulla Terra.

Ahi. Marte. Cattivo segno, finora abbiamo scampati i Templari ma ho paura che…

…lo sapevo, eccola lì in fondo a pag. 37. La famosa Faccia su Marte fotografata dal Viking nel 1977: non poteva mancare. Con i Maya ovviamente non c’entra una pigna, ma qui bisogna far vedere che tutti gli indizi puntano al 2012, non si può buttar via nulla.

Metto qui accanto la famosa foto: confrontatela con la foto ad altissima risoluzione scattate dal Mars Express che trovate sul sito dell'ESA: la struttra in questione è proprio al centro dell'immagine. Se volete i dettagli, ne ha parlato Phil Plait qui.

Per evitare danni permanenti, il prof. S.C. fa una pausa nella lettura. Stay tuned.

mercoledì 2 dicembre 2009

Di nuovo alla radio

Un'altra occasione imperdibile per ascoltare le pontificazioni dalla viva voce del prof. Sentimento Cuorcontento, questa volta annunciata con un po' più di anticipo.
Ho appena finito di registrare una breve intervista telefonica per Il comuniCattivo, trasmissione di Radio 1 di Igor Righetti, sempre sulla fine del mondo nel 2012.

Andrà in onda nella puntata del 3 gennaio, alle 11.00. Sintonizzatevi numerosi (anche perché mi è venuta meglio di quella di ieri).

martedì 1 dicembre 2009

Ci sentiamo alla radio?

Una nuova, imperdibile occasione di ascoltare le pontificazioni dalla viva voce del prof. Sentimento Cuorcontento!

Sarò oggi ospite di Radiocity, su radio RAI 1, intorno alle 16.05, per parlare brevemente delle profezie sulla fine del mondo nel 2012.

domenica 29 novembre 2009

La maglietta col prof. S.C.

Senza alcun dubbio ricordate che ai primi di febbraio il prof. Sentimento Cuorcontento raccontava del Progetto Steve:
Nel 2003 fa l'NCSE, per sfottere i creazionisti che continuavano a compilare liste di scienziati che supportano il creazionismo, ha lanciato il "Project Steve" per raccogliere le firme di scienziati a favore dell'evoluzione. Ma ha aggiunto un requisito: i firmatari devono chiamarsi Steve (o Stephen, Stephanie, Etienne, Stefano...), in onore di Stephen Jay Gould. Ad oggi i firmatari sono 996, anche se viene da pensare che se Gould si fosse chiamato Marmaduke o Archibald sarebbe stato un po' più difficile...

Come senza dubbio sapete, il prof. S.C. è lo Steve #807. Oltre alla imperitura gloria di avere partecipato ad un nobile e grandioso progetto di sbeffeggiamento dei creazionisti, mi era stata promessa una maglietta con cui pavoneggiarsi.
Finalmente l'altro giorno è arrivato un pacchetto da cui è uscita la maglietta che vedete qui accanto, zeppa di nomi davanti e dietro.

Quello del prof. S.C. è in bella vista sul davanti, alla quarta riga, tra Steven L. Bachtel (professore aggiunto di geologia all'Università del Texas ad Austin) e Stephen Charles Bain (lettore in medicina del diabete all'Università di Birmingham).

Son soddisfazioni.
Nota: nella foto il contenuto della maglietta non è il prof. S.C.

venerdì 27 novembre 2009

Giacobbo e la fine del mondo - II

Ieri il prof. Sentimento Cuorcontento si trovava a Bologna. Dopo cena, reduce da passatelli in brodo di cappone, trippa («esce coi fagioli, poidòpo la facciamo lezzermente gratinare, mi saprà dire») e mezza bottiglia di Grasparossa («mo’ guardi ben qui che cocacòla che fanno a Modena!») si sentiva sufficientemente protetto da poter proseguire un po’ nella lettura.

A guardarlo in televisione Giacobbo non fa lo stesso effetto. Le sparate si susseguono e non danno il tempo di meditare e di rendersi granché conto. Ma vederle scritte e poter seguire con calma un filo che per mancanza di un termine più appropriato chiameremo “logico” dà una sensazione di leggera vertigine. Sempreché, naturalmente, non fosse effetto del Lambrusco.

Arrivato a pag. 26 trovo qualcosa che non mi quadra e sobbalzo nello scomodo letto dell’albergo. Oddio, grosso modo ogni tre righe trovo qualcosa che non mi quadra: ma se dovessi sobbalzare ogni volta, nella stanza accanto si farebbero delle idee sbagliate.
I Maya raffiguravano i due calendari, lo Tzolkin e lo Haab, mediante due ruote dentate: la più piccola girava intorno alla più grande fino al momento in cui il primo giorno del calendario sacro corrispondeva al primo giorno dell’anno vago; questo momento si ripeteva una volta ogni 18.980 giorni, quindi ogni 52 anni.

Il prof. S.C. si ricorda di aver visto almeno due volte una simile raffigurazione: al Museo Regional de Antropología di Mérida, in Yucatan, e al Mystery Park di Interlaken (la figura qui accanto è presa da un volantino di quest’ultimo). Ora, c’è un problema: a quanto ne capisco, i Maya non usavano la ruota, né normale né tantomeno dentata a guisa d’ingranaggio. Sospetto fortemente che la raffigurazione del calendario Maya come una coppia di ruote dentate sia un’invenzione moderna. In effetti al Museo di Mérida era un disegno su un pannello che spiegava, appunto, la fissazione dei Maya per i calendari, mica un bassorilievo. Von Däniken piglia il disegno così com’è senza pensarci troppo su, e Giacobbo dietro. Mi farebbe piacere, se c’è un archeologo in ascolto, avere un parere autorevole: pur versato in ogni più recondita disciplina, il prof. S.C. tentenna un po’ in archeologia mesoamericana.

Comunque, Giacobbo non sta andando male: già trenta pagine e non ci sono ancora i Templari. Speriamo che duri.

Buon compleanno!

Oggi è il primo compleanno del blog del prof. Sentimento Cuorcontento: il primo post risale infatti al 27 novembre 2008. Ricordate? Cominciavamo così:
Per i pochissimi incolti che non lo sapessero, il prof. Sentimento Cuorcontento di Sacramento (California) è un personaggio di una delle più belle storie di Carl Barks, Lost in the Andes. Non compare mai nel fumetto: è l'esploratore che, anni prima, ha scoperto la civiltà della Valle delle Nebbie.
Ecco, tanto per rendersi subito simpatico.

lunedì 23 novembre 2009

Giacobbo e la fine del mondo - I

Nel weekend, per ragioni di documentazione, il prof. Sentimento Cuorcontento si è procurato l'ultima fatica di Roberto Giacobbo, quello di Voyager e, facendosi forza, ha cominciato a leggerlo.

Roberto Giacobbo 2012 la fine del mondo? Milano: Mondadori (2009)
Farò un liveblogging di questa operazione, anche se ci vorrà un po': sono solo all'inizio e lo prendo a piccole dosi, per non rischiare. Comincia coi Maya e naturalmente non possono mancare l'Astronauta di Palenque e supercazzole tipo la seguente:
Abbiamo detto che, come un raggio sottile, l'onda di informazione genetica codificata nelle particolari frequenze e qualità del pianeta prescelto si manifesterebbe in modo istantaneo e in tale maniera i Maya, navigatori galattici, potrebbero penetrare nei vari sistemi.
Non commento perché è al di là della pur profonda e poliedrica capacità di comprensione del prof. S.C.
Invece nel secondo capitolo sui Teschi di Cristallo si trova:
Nel 1992 Richard Dolmun, curatore della Smithsonian Institution di Washington, riceve un pacco postale anonimo: dentro vi trova un teschio di quarzo, dal colore bianco latte e del peso di venti chili.
Insieme al pacco c'è una lettera non firmata: «questo teschio di cristallo azteco, che a quanto pare faceva parte della collezione di Porfirio Diaz, è stato acquistato in Messico nel 1960. La offro alla Smithsonian senza chiedere nulla in cambio».
Mysterioso, no? Purtroppo però Giacobbo prosegue:
Sembra che subito dopo la donazione l'uomo della lettera si sia suicidato.
L'anonimo e ignoto mittente si è suicidato. Giacobbo lo sa: gliel'ha detto suocuggino.

venerdì 20 novembre 2009

Uccelli, baguette, bottiglie di birra e cani messicani

In questi giorni al CERN tutti si stanno preparando per l'arrivo delle prime collisioni dopo l'incidente di un anno fa. Con gli occhi di tutto il mondo puntati addosso, un piccolo guasto abbastanza stupido può avere risonanza enorme, come dimostra il recente meraviglioso caso dell'Uccello e della Baguette (non ve lo racconto di nuovo, lo hanno fatto in tanti: per esempio Marco qui, qui e qui. Probabilmente la persona che ha scritto il primo fenomenale comunicato stampa è stato chiuso nel tunnel, in attesa del fascio).

Però l'incidente ha ricordato al prof. S.C. una storia di qualche anno fa: nel tubo del fascio di LEP (il predecessore di LHC), dove teoricamente dovrebbe esserci uno dei vuoti più vuoti sulla Terra, i tecnici avevano trovato due bottiglie di birra. E poi si stupivano che gli elettroni non circolassero.
D. Butler, “Two green bottles leave physicists hanging” Nature 381:725 (1996)
La notizia era vera, tant'è che l'associazione di idee non è venuta in mente solo al prof. S.C.: guardate ad esempio qui, sul blog ufficiale di Nature.
La cosa curiosa è che proprio oggi mi raccontavano di un fisico incontrato in Giappone che ricordava l'episodio, ma come se fosse accaduto al Tevatron, l'acceleratore di Fermilab.

Una delle caratteristiche delle leggende metropolitane è quella di evolversi, adattandosi alla cultura di chi le racconta. Avete presente la storia del cagnolino messicano?
«Questa mia amica, l’anno scorso, è andata in vacanza con suo marito alle Maldive. Proprio il giorno prima di tornare a casa, hanno trovato sulla spiaggia un cagnolino mezzo affogato che, inteneriti, portano di nascosto in albergo. Dopo averlo asciugato e rifocillato (doveva avere una gran fame, a giudicare dalla voracità) la mia amica insiste per portarlo in Italia, tanto è piccolo, poverino, e poi non abbaia mai. Il marito si lascia convincere, e non vi dico la fatica per farlo passare di nascosto in aereo.
Arrivati in Italia, decidono di farlo almeno vaccinare, così lei una mattina lo porta dal veterinario. Appena vede l'animale, il dottore si infila un paio di guanti e prepara un’iniezione che pratica al cane, il quale immediatamente si accascia morto. Il veterinario, sigillando il corpo in un sacchetto di plastica sotto lo sguardo allibito della mia amica, le spiega che non era un cane, ma un pericolosissimo ratto delle Maldive, aggressivo e portatore di gravi malattie.»
Secondo la sociologa Véronique Campion-Vincent, che ha studiato la diffusione della leggenda in Francia, il cagnolino è una metafora dell'immigrato che entra clandestinamente nel paese nascondendo la sua aggressività e portando con sé un pericolo, come una malattia. In effetti, le versioni che circolano in paesi diversi rispecchiano talvolta la provenienza prevalente dell'immigrazione: negli Stati Uniti l'animale viene da Tijuana, in Messico (da cui il nome convenzionale della leggenda); in Francia dall'Africa Occidentale, dal Senegal o da Capo Verde; in Italia, spesso, dalle Filippine o dal nord Africa.

Tra i fisici sta nascendo una nuova leggenda metropolitana? Tra qualche anno sentiremo raccontare che mio cugino ha trovato una lattina di Heineken nella beam pipe di LHC?

(Grazie a Roberto per il suo amico giapponese)

mercoledì 18 novembre 2009

La fine di un mystero

Ricordate il singolare caso del Galvanometro Maledetto, di cui il prof. Sentimento Cuorcontento si era occupato qualche tempo fa?

Ebbene, il mystero non esiste più. Una mano sconosciuta ha spostato lo strumento n. 28 da un lato all'altro dello scaffale, e la mysteriosa oscillazione è cessata. Ci sono cose che la scienza non potrà mai spiegare...

Nota: lo so che la foto fa schifo, l'ho fatta col cellulare. La prima volta che passo in Istituto con una macchina fotografica vera la sostituisco, promesso.

domenica 15 novembre 2009

Pesare le gemelle

Questa volta il prof. Sentimento Cuorcontento non ce l’ha fatta e non ha finito il libro. Anzi, forse avrebbe anche potuto risparmiare i soldi e lasciarlo in libreria, che si capiva fin dalla copertina che non era adatto a lui.

Non che il libro sia brutto o inutile: hanno ragione quelli che dicono che la scienza va in qualche modo raccontata anche a chi proprio non ne vuole sapere. Per cui, dopo La fisica di Star Trek, La scienza di X-Files, La fisica dei supereroi, La fisica dell’immortalità (e chissà quanti altri mi sfuggono) ecco fresco di stampa La fisica del tacco 12. Monica Marelli, che si era già resa responsabile della Fisica del bau e della Fisica del miao (giuro) spiega, come recita il sottotitolo, «perché la scienza è un gioco da ragazze». E forse questo avrebbe dovuto darmi un indizio...

Monica Marelli, La fisica del tacco 12. Il libro che spiega perché la scienza è un gioco da ragazze. Milano: Rizzoli (2009)
Per il bene della Scienza ho fatto un tentativo, affrontando spavaldamente capitoli che iniziavano così:
Pia adora le camicie di raso nere, bianche oppure color champagne, indossate rigorosamente sotto un golfino nero a V

Non voglio annoiarvi raccontandovi quello che anche voi conoscete benissimo: la passione per le scarpe.

Pomeriggio al bar con Annalisa, Antonella e Pia.

Abbronzatura a tutti i costi o trucco perfetto?

Andare dal parrucchiere è come fare shopping: si acquista sempre un nuovo look.
Ora, il prof. S.C. usa camicie per lo più a quadretti rigorosamente non di raso, non va dal parrucchiere ma dal barbiere, le sue uniche esperienze di trucco sono legate, duole confessarlo, alle sporadiche esperienze televisive e, pur possedendo numerose scarpe, non pensa di avere una vera e propria passione. Bisognerà quindi scusarlo se proprio non ce l'ha fatta a leggere tutto con la dovuta attenzione. Qualcosa sì, giusto per poter trovare da ridire: qua e là si trova un po’ di linguaggio impreciso. Per esempio, i lettori più tecnicamente inclinati fremeranno nel leggere frasi come «[la CPU] a causa dello scorrere delle correnti elettriche o di un malfunzionamento della ventola di raffreddamento può raggiungere la temperatura critica di oltre 90°, con il rischio di fondere la memoria».

A questo punto mi sono imbattuto nel capitolo in cui si spiega il principio di Archimede suggerendo di pesare le tette, che l'autrice e le sue amiche chiamano «le gemelle», illustrato dal disegno qui sotto. Non ce l’ho fatta e ho piantato lì.




La prima volta che la incrocio passo il libro alla divagatrice, che magari è più portata e riesce a dirne qualcosa di sensato: nel frattempo, se è il vostro genere, leggete che male non fa.

Nota: questo post ha suscitato un po' di dibattito. Suggerisco caldamente di leggere anche i commenti.

mercoledì 4 novembre 2009

Appuntamento a Cagliari!

Il prof. Sentimento Cuorcontento è di nuovo sul piede di partenza, questa volta per la Sardegna, ospite del Festivalscienza di Cagliari. Venerdì mattina, di nuovo in tandem con la divagatrice, proveremo a raccontare un po' di scienza a partire da una domanda imbarazzante: ma davvero non siamo andati sulla Luna?

I dettagli di questa nuova, imperdibile occasione di ascoltare le pontificazioni dalla viva voce del prof. S.C. sono qui. Ci saranno anche gli astronautini e il bandierone prestati da Paolo (grazie!)

mercoledì 28 ottobre 2009

Ci vediamo a Genova?

Un'occasione imperdibile per sentire le pontificazioni dalla viva voce del prof. Sentimento Cuorcontento, nella splendida cornice della Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale a Genova!

Sappiamo prevedere il futuro?

Preveggenza, premonizioni, astrologia: cosa c'è di autentico?

Stefano Bagnasco, Luigi Garlaschelli, Joe Nickell, Massimo Polidoro. Introduce: Alfonso Lucifredi

sabato 31 ottobre, ore 21:00
Palazzo Ducale, Sala del Maggior Consiglio
P.zza Matteotti, 9 - Genova
Ingresso: Biglietti Festival
Prenotazione: consigliata

In realtà il prof. S.C. parlerà piuttosto poco, perché ci saranno anche Luigi Garlaschelli e Massimo Polidoro, e tutti e tre faremo un fioretto di contenere la nostra abituale facòndia per lasciare il massimo spazio all'ospite d'onore: Joe Nickell, paranormal investigator (cliccate sul link e fatevi un giro per la sua pagina web, ne vale la pena).

Non è la prima volta che Nickell è nostro ospite: qualche anno fa è venuto a Torino e lo abbiamo portato in giro per i luoghi più mysteriosi della città. Qui e qui racconto come è andata.

(Nella foto, una rara immagine del prof. S.C. con Joe Nickell all'Archivio Storico della CIttà di Torino, mentre esaminano i documenti originali che attestano il miracolo del Corpus Domini del 1453.)

martedì 27 ottobre 2009

Balle spaziali (e una mostra)

Ouff! Riemersione finalmente dopo il convegno del CICAP di Abano, che avremmo voluto livebloggare ma non ce l'abbiamo proprio fatta, e soprattutto dopo la preparazione per il Festival della Scienza di Genova.

Eh sì, perché il prof. Sentimento Cuorcontento e la divagatrice hanno allestito una mostra sui primi vent'anni del CICAP (piccola, eh, ma lo spazio che ci hanno dato è quello che è, per non parlare dei quattrini...)
Non contenti, ci hanno messo dentro anche un laboratorio interattivo sul Moon Hoax, la teoria secondo la quale gli sbarchi sulla Luna della missione Apollo sarebbero stati tutta una grande falsificazione. Si intitola "Balle Spaziali": ci si può confrontare con alcune affermazioni dei complottisti (OK, il titolo forse lascia un po' intuire cosa ne pensiamo) e persino provare a pilotare la navicella oltre le temibili Fasce di Van Allen, le cui radiazioni secondo alcuni avrebbero certamente ucciso gli astronauti.
CICAP: vent’anni di mystero Indagare i misteri per capire la scienza (e viceversa)

Balle spaziali Siamo mai stati sulla Luna? Usare le bufale per capire la scienza.

Biblioteca Berio, Sala Mostre. Via del Seminario, 14 – Genova

Dal 23 ottobre al 1 novembre, dalle 09:00 alle 18:00 dal lunedì al venerdì, dalle 10:00 alle 19:00 il sabato e nei festivi.
Per maggiori informazioni: www.festivalscienza.it

Non avere tanti quattrini vuol dire che bisogna fare tutto o quasi in casa, industriandosi per trovare soluzioni economiche a problemi potenzialmente costosi: come si fa a far diventare nero un muro bianco in meno di mezza giornata, potendolo poi far ritornare bianco in un battibaleno? dove troviamo due o tre computer in prestito, che non siano ferrivecchi precolombiani? qual è la colla giusta per incollare il cartone sul polistirolo senza trovarsi la mattina dopo con tutta la mostra per terra?

E poi emergenze in continuazione: la scheda grafica di un computer che litiga col proiettore, Pipino (il più piccolo dei Cuorcontento) che stacca le gambe del modellino del Modulo Lunare faticosamente costruito, il disco rigido del MacBook che decide sul più bello di abbandonare questa valle di lacrime (San Steve Jobs sia ringraziato per l'assistenza tecnica Apple e per Time Machine), metà del materiale bloccato a Pontedecimo a causa (forse) dell'influenza suina, il prof. S.C. che deve sul più bello piantare tutto e volare a Roma... insomma, ci siamo divertiti un sacco: basta coi piagnistei ed ecco un paio di foto, altre sulla pagina FaceBook del CICAP.


Lo sanno tutti che queste foto sono false! Non vedete le ombre?
E perché non si vedono le stelle?



Ecco cosa c'è sotto!



Ma scotta davvero?


Ah: grazie al "marinaio" Stefano Grande per la grafica, per le foto e soprattutto perché si è fatto il mazzo almeno quanto noi, e a Paolo Attivissimo che è venuto a Genova da Lugano per vedere il laboratorio e addestrare gli animatori senza poter fare né l'una ne l'altra cosa...

mercoledì 7 ottobre 2009

Da Abydos a Zorab

Ed ecco la prima delle novità del convegno: dopo decine di notti passate a rivedere le voci (quasi un anno di lavoro...), finalmente è pronta Misteri: l'enciclopedia del CICAP, a cura di Andrea Ferrero, Silvano Fuso e del prof. Sentimento Cuorcontento.

Massimo scrive che va «da “Abominevole uomo delle nevi” a “Zombi”»; in realtà va da Abydos (un posto in Egitto dove pare ci sia un bassorilievo raffigurante nientemeno che un carro armato, un elicottero Apache e ovviamente un disco volante) a Zorab (George Avetoom Marterus Zorab, parapsicologo olandese di origine armena, curiosamente poco familiare al grande pubblico). Si perde in effetti un po' di pathos.

Abbiamo dovuto, naturalmente, fare un po' di selezione («Andrea, secondo te Ferdinando Cazzamalli si può tralasciare?»), ma l'Enciclopedia tocca tutto lo scibile misteriosofico, compresi aspetti meno noti:
asporto - È il contrario dell’apporto: oggetti presenti nella stanza in cui si tiene una seduta spiritica, una volta fatto il buio, scompaiono. Di solito, come succedeva ad esempio con Eusapia Palladino, scomparivano preferibilmente oggetti di valore, per non essere mai più ritrovati. (M.P.)
Insomma, un libro indispensabile da tenere lì per quando uno non si ricorda chi fosse Albert Freiherr von Schrenck-Notzing (non ve lo dico, così sarete costretti a comprare il libro).

lunedì 5 ottobre 2009

Ci vediamo ad Abano?

Come al solito il prof. Sentimento Cuorcontento fa promesse da marinaio e non riesce a tener fede alle promesse di scrivere sul blog.

Però sono almeno in parte giustificato dal gran lavoro per i prossimi appuntamenti, il primo dei quali è per il Congresso del Ventennale del CICAP, a partire da venerdì ad Abano Terme. Sarò impegnato come moderatore di una sessione venerdì e come relatore (in tandem con la divagatrice) sabato, oltre ad un certo numero di altri impegni di vario genere. Nei prossimi giorni vi racconterò qualcosa, state sinonizzati; intanto, in premio un anno di abbonamento gratis a questo blog a chi trova il prof. S.C. nel manifesto qui accanto.

Ah, e per chi si sta struggendo dal desiderio di udire la viva voce del prof. S.C. ma non può venire ad Abano, quest'anno c'è il video in streaming: costa un botto, ma se siete dei veri appassionati sono soldi ben spesi.

martedì 22 settembre 2009

In diretta da Barcellona

In questi giorni il prof. Sentimento Cuorcontento è a Barcellona per un congresso. E scopre che il Web 2.0 sta arrivando anche in queste cose super-istituzionali: EGEE09 ha un liveblog, una pagina di Flickr con le foto e nientepopodimenochè un canale Twitter.

Chissà se qualcuno li sta seguendo davvero...

domenica 13 settembre 2009

In trattoria su Mercurio

Se vi trovaste ad attraversare per diporto il sistema solare, non dimenticate di portare con voi l’eccellente guida turistica Seconda stella a destra, recentemente pubblicata da Sironi nella collana la scienza pop (senza la maiuscola). Con consigli che spaziano dal dove soggiornare, al cosa mangiare e persino quali souvenir portarsi a casa, il turista spaziale più esigente troverà facilmente qualcosa alla portata delle sue tasche, aggiornata alle ultime novità del 12009.
Andrea Bernagozzi, Davide Cenadelli, Seconda stella a destra. Guida turistica al Sistema Solare. Milano: Sironi (12009)
Con un tono deliziosamente vintage nerd che ricorda i primissimi secoli del III millennio, la guida ci accompagna prima tra i pianeti interni per avventurarsi poi nel più variegato sistema esterno, con le decine di satelliti dei giganti gassosi da visitare. Per mettere la guida alla prova, il prof. Sentimento Cuorcontento MMCMXXVII (duemilanovecentoventottesimo clone di un celebre scienziato e gastronomo del XXI secolo) ha provato per noi la trattoria da Bepi il Colombo, su Mercurio, che Seconda Stella suggerisce a pag. 35.
La trattoria stupisce, prima ancora di vedere il menu, per l’arredamento che ricorda il look delle sonde usate nelle famose esplorazioni di Mercurio intorno al 2019. Il servizio è attento e cortese, anche se l’usanza tradizionale di far ruotare i vassoi e le zuppiere legati a lunghi “guinzagli” di cavo monomolecolare può sconcertare sulle prime; ma veniamo alla cena. Il menu degustazione che abbiamo provato, a 350 astrocrediti bevande escluse, non è a buon mercato ma vale sicuramente la spesa.
La cena inizia con una sfilata di piccoli antipasti, per lo più crudità di pesce condite con i celebri sali di sodio e potassio, che da sole giustificherebbero la fama di Bepi. Altrettanto soddisfacenti i tagliolini gratinati al Gran Sole di Mercurio, che lasciano lo spazio alla portata principale: il celebre e grandioso pesce volante alla fionda gravitazionale, specialità del locale. Unico neo, lascia qualche dubbio il salmone alla Douglas Adams servito come alternativa (in effetti, a detta di Seconda Stella è la specialità di un altro ristorante).
Insomma, vale il viaggio, o almeno una deviazione se siete in giro per il Sistema Solare interno.
Voto: 17/20 (provato il 3/9/12009)

Tornando nel presente, Seconda Stella è pieno di rimandi e citazioni tratte dal mondo dell'astronomia e della fantascienza, e si può giocare a scovarli imparando un sacco di cose: provate a googlare “Bepi Colombo” e capirete cosa voglio dire.

Bene, sapete tutti che al prof. Sentimento Cuorcontento non piace vantarsi dei propri amici altolocati, ma in questo caso dovrò fare un’eccezione. Lavorando all’Osservatorio Astronomico della Valle d’Aosta, a milleseicento metri di quota, uno degli autori si qualifica senz’altro come “altolocato”, e devo fargli una domanda. Andrea, ho il sospetto che la Fonduta di acciughe con fontina liquefatta per irraggiamento solare diretto dello chef Jammo Saint-Pierre sia nata da un’esperienza reale (e, a giudicare dagli ingredienti, traumatica). Sbaglio?

martedì 8 settembre 2009

Quirkologìa

Ricordate che avevamo parlato di Quirkology di Richard Wiseman?
Dice Valentina che a fine ottobre dovrebbe uscire la traduzione italiana, da Ponte alle Grazie.

Nel frattempo è uscita su Scienza&Paranormale n.84 la recensione della versione in inglese, ad opera del prof. S.C.: online qui, oltre che qui sotto.
Che cos'è un quirk? "Stranezza" secondo il vocabolario, la parola indica un comportamento curioso, una piccola mania, un tic, insomma un aspetto minore ma curioso del comportamento umano. Consultare l'oroscopo, usare la cassa prioritaria del supermercato per saltare la coda, scegliere le scarpe da ginnastica nere oppure bianche, ridere per una barzelletta mentre un'altra ci lascia indifferenti, "prendere a prestito" i cucchiaini della cucina comune, esprimere il nostro stress camminando più o meno velocemente: di simili argomenti magari minori ma sicuramente interessanti si occupa Quirkology, l'ultimo libro di Richard Wiseman.

Professore di Public Understanding of Psychology all'università dello Hertsfordshire, in Inghilterra, e personaggio ben noto a chi si occupa di paranormale e fenomeni strani in generale, Wiseman tratta spesso di argomenti curiosi usando strumenti inattesi. Come si può scoprire sulla sua pagina web richardwiseman.com, ad esempio, al momento in cui scriviamo sta concludendo uno studio psicologico su larga scala attraverso Twitter, il popolare servizio di micro-blogging. Come la data di nascita influenza davvero la vita delle persone, la psicologia della menzogna e dell'inganno, la superstizione e le convinzioni bizzarre, in che modo prendiamo le nostre decisioni, cosa ci fa ridere, cosa ci spinge ad aiutare (o no) le altre persone sono gli argomenti di altrettanti capitoli in cui Wiseman racconta di studi di psicologia sperimentale, spesso condotti da lui stesso e dai suoi collaboratori e scrupolosamente documentati nella bibliografia, che disgraziatamente spesso manca nei libri di divulgazione.

Ad esempio, nel secondo capitolo si impara, attraverso una serie di esperimenti, come non sia per niente facile capire se una persona stia mentendo o meno: contrariamente a quanto si sente spesso dire, il linguaggio non verbale aiuta poco. È piuttosto la scelta delle parole usate che può permettere, con un po' di esperienza e molta fortuna, di accorgersi di una menzogna. Oppure: il quinto capitolo racconta nel dettaglio un lungo e complicato esperimento condotto nel 2001-2002 per cercare di scoprire la barzelletta più divertente del mondo, cioè per capire scientificamente cosa rende le barzellette e le battute di spirito più o meno divertenti per una persona piuttosto che per un'altra.

Il libro, a cui è associato il sito web quirkology.com, nasce da una trasmissione televisiva e forse risente un po' della frammentarietà e scarsa profondità della televisione, ma è certamente interessante e molto divertente. Di tanto in tanto viene da chiedersi se alcuni degli studi presentati abbiano un vero interesse scientifico o siano più pensati per attirare l'attenzione e fare divulgazione, tanto che spesso sembra di poter leggere tra le righe un invito a non prendere troppo sul serio le conclusioni. A questo proposito è molto più azzeccato (e onesto) il sottotitolo dell'edizione inglese The curious science of everyday life, "La curiosa scienza della vita di tutti i giorni", piuttosto che quello pretenzioso dell'edizione americana How we discover the big truths in small things, "Come scopriamo le grandi verità nelle piccole cose".

Infine, per rendere l'idea del tono brillante del libro, ecco un breve estratto dall'"epilogo" intitolato Towards the Worldwide Eradication of "FTSE-itis": «Una ricerca rivela come l'87 per cento della popolazione soffra di FTSE-ite – la paura, perfettamente razionale, di essere intrappolati in una conversazione noiosa durate una cena[1]. Ho recentemente organizzato una serie di cene "sperimentali" in cui, prima di poter aver accesso alle cibarie, gli ospiti dovevano dare un punteggio ad una serie di fattoidi (fatti ritenuti veri pur in mancanza di prove) derivati dagli studi descritti in questo libro, da 1 ("Embè?") a 5 ("Davvero? Quando esce l'edizione economica?"). Ho poi usato i dati per identificare i fattoidi che avessero la maggior possibilità di stimolare una conversazione interessante anche alla più noiosa delle cene».

FTSE è il Financial Times Stock Exchange, un indice che descrive l'andamento dei titoli di borsa: argomento che evidentemente Wiseman, come chi scrive, considera tra i più noiosi al mondo. L'autore procede quindi a elencare la top-ten dei "fattoidi", per la quale rimandiamo al libro.

Ricordatevi però, se vi troverete in condizioni disperate, che il fattoide migliore, quello che potrebbe salvare la serata vivacizzando la più noiosa delle cene, è il seguente:

«Le persone preferiscono indossare un maglione che è stato lasciato cadere nella cacca di cane e poi non lavato piuttosto che uno lavato a secco ma appartenuto a un serial killer».

Buona conversazione.

1) In una nota, Wiseman avverte che questo primo pezzetto è inventato. Sul resto dell'epilogo il giudizio è lasciato al lettore.

domenica 6 settembre 2009

Zzot!

I fisici evidentemente non hanno tanta fantasia quando si tratta di scegliere i titoli delle riviste “divulgative” pubblicate dalle varie istituzioni. Quella pubblicata congiuntamente da SLAC e Fermilab si chiama Symmetry, quella dell’INFN si chiama Asimmetrie (non so bene se questa contrapposizione significhi qualcosa), mentre quella del CERN si chiama banalmente CERN Courier, riuscendo ad avere la stessa spigliatezza dell’ineffabile Illustrato FIAT. Queste riviste rivestono per il pubblico generale lo stesso interesse della Gazzetta dell'Epigrafista Partico-Sassanide: sono di solito piene di necrologi di fisici famosi, annunci di premi dati e ricevuti, visite di alti papaveri a questo o quel laboratorio, interviste a giovani ricercatori di belle speranze e cose di questo genere. Qualche volta però si trova una notizia succulenta, che non può sfuggire all’occhio vigile del prof. Sentimento Cuorcontento: ne ho trovata una sul numero di luglio di Symmetry. Purtroppo il prof. S. C. medesimo non è stato interpellato, altrimenti avrebbe avuto certamente una risposta dello stesso calibro della domanda: «È vero che avete usato il fascio di ioni pesanti ultrarelativistici del vostro acceleratore per abbattere un UFO?»

M. Rowe, “Nope, no UFOs at Brookhaven Lab” Symmetry Magazine 6:4 (July 2009). Online qui.

A quanto pare, ad aprile una troupe della trasmissione UFO Hunters, di Discovery Channel, si è presentata ai Laboratori Nazionali di Brookhaven per porre esattamente questa domanda ai fisici di RHIC, il Relativistic Heavy Ion Collider. Secondo gli ufologi, i pompieri in servizio al laboratorio sarebbero intervenuti il 24 novembre 1992 per spegnere l’incendio causato da un UFO precipitato nei dintorni, e (secondo alcune versioni) avrebbero portato parte del relitto a Brookhaven, per farlo esaminare dagli scienziati. Ma non solo: secondo alcuni, sarebbe stato proprio il fascio prodotto dall’acceleratore ad abbattere l’astronave aliena!

Ora, è vero che RHIC è un acceleratore di particelle un po’ particolare: mentre di solito si accelerano leggerissimi elettroni o al massimo protoni, RHIC è fatto per accelerare nuclei di elementi pesanti, generalmente oro o rame. Anzi, fino a che non partirà finalmente LHC (che userà nuclei di piombo invece che protoni per una frazione del tempo) RHIC continuerà ad essere l’acceleratore di ioni pesanti più potente del mondo. Nonostante questo, però, non può essere usato come un cannone: la condizione per poter far circolare il fascio collimato è che ci sia un vuoto estremamente, ehm, vuoto nei tubi che lo ospitano: nel momento in cui fosse “sparato” verso un bersaglio qualsiasi, l’interazione con gli atomi dell’aria lo disperderebbe rapidamente. E poi, l’acceleratore è progettato per far circolare il fascio lungo una traiettoria precisa, non si può “puntarlo” come se fosse un fucile. Quindi, i fisici di Brookhaven sono innocenti.

E l’incendio?

Chiamato in causa, il capo dei pompieri di Brookhaven ha mostrato il registro delle attività di quella sera, su cui con grande delusione degli ufologi (e del prof. S.C.) non compare alcuna attività particolare.

Naturalmente, potete anche pensare che tutto questo faccia parte di una grande congiura del silenzio: d’altronde è noto che il prof. S.C. è al soldo della CIA. Gli alieni ci assediano, gli americani si sono armati con RHIC. E noi in Europa? Ma avete davvero creduto a tutte quelle balle sul Bosone di Higgs? A cosa credete che serva LHC? Aspettate un momento che riusciamo a farlo funzionare e poi che vengano, se ne hanno il coraggio. Che vengano!

martedì 1 settembre 2009

Si riparte!

Ritemprato dalle vacanze, riecco il prof. Sentimento Cuorcontento, di ritorno dopo una lunga pausa e pronto a nuove pontificazioni.

Ci sono un sacco di cose da fare e da raccontare: mi è arrivato un campione di simulante di regolite lunare (a che serve?) abbiamo finito la correzione delle bozze dell'Enciclopedia del CICAP (quando uscirà?), stiamo progettando un sacco di cose per il Festival della Scienza a Genova e altre occasioni, ho perfezionato una nuova ricetta per gli sgombri marinati (menta e cipolle di Tropea), devo forse andare a Barcellona a fine mese (ecchissene...)

Insomma, state sintonizzati.

In attesa delle pontificazioni, e per pavoneggiarsi un po', ecco una foto ricordo delle vacanze. La Vallèe Blanche e la Mer de Glace dalla base delle nuvole, a circa 4000 metri di quota sopra la vetta dei Drus. Il coso grosso in fondo a destra è il Monte Bianco, il coso giallo in primo piano è un piede del prof. S.C.

lunedì 15 giugno 2009

Fregato sul tempo

Il prof. Sentimento Cuorcontento stava per scrivere un post sull'esilarante articolo del Corriere della Sera intitolato “Mistero agopuntura: funziona anche quando è simulata”, che è un po' come dire “Mistero omeopatia: funziona anche quando uso acqua e zucchero” o “Mistero astrologia: funziona anche quando è sbagliata”.

Ma Gianni mi ha battuto sul tempo, quindi andate a leggervi il post sul suo blog (ennesimo trucco del prof. S.C. per pubblicare un post senza scrivere nulla...)

giovedì 11 giugno 2009

Si fa presto a dire cotto

Finalmente! Dopo una fila di libri su “la scienza in cucina”, da quelli ormai quasi storici di Hervé This This alla di cucina molecolare di Bocchia & Cassi, eccone uno un po' differente.

Marino Niola è antropologo all'università Suor Orsola Benincasa di Napoli e a quella di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: chi c'era al convegno sulle Leggende Metropolitane organizzato anni fa dal CICAP insieme al CeRaVoLC se lo ricorderà, aveva un intervento dal titolo Ratti osceni e bufale D.O.C.

Insomma, dopo tanti fisici e chimici in cucina ci capita un antropologo. Con uno stile un po' flamboyant, dato che sfogliandolo l'occhio mi è caduto su
...last but not least, le seducentissime cozze crude, redente dalla esperidea purezza del limone che ne esalta la nuda sensualità da peccatrici pentite.
Insomma, nel weekend lo leggo e vi saprò dire.
Marino Niola, Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina. Bologna: Il Mulino (2009) Scheda qui.

sabato 6 giugno 2009

La cattiva scienza

Per quanto questo possa sembrare sorprendente, il prof. Sentimento Cuorcontento si è sbagliato (e, a differenza di Fonzie, non ha nessuna remora ad ammetterlo, tanto non capita quasi mai).

Avevo pensato che Bad Science, il bel libro di Ben Goldacre, essendo molto incentrato su vicende britanniche e sul sistema sanitario inglese non sarebbe stato tradotto in italiano. E invece eccolo qui, pubblicato da Bruno Mondadori. Ne parleremo prima o poi, intanto ve lo suggerisco insieme all'omonimo blog su badscience.net e alla rubrica sul Guardian.
Ben Goldacre, La Cattiva Scienza. Torino: Bruno Mondadori (2009)

domenica 31 maggio 2009

Il post illlustrato della domenica

Dopo lunga opera di persuasione, arrivata oramai alle minacce, la sig.ra Cuorcontento ha ieri persuaso il prof. S.C. a bonificare la cantina, resa poco salubre da un'invasione di topi.
Il topo si è poi rivelato essere uno solo, ormai secco come uno stoccafisso; in ogni caso, adesso la cantina è solo marginalmente meno igienica di una sala operatoria svizzera.

Le operazioni di scavo hanno però permesso di portare alla luce un pacco di libri illustrati della gloriosa Emme Edizioni, risalenti all'infanzia del prof. S.C. e creduti perduti da lungo tempo.
Sono libri meravigliosi: Lo zio con i baffi, raccolta di filastrocche di Bertolt Brecht, Il cavallino di fuoco di Vladimir Majakovskij illustrato dal pittore Flavio Costantini, La fiaba dello zar Saltàn, di suo figlio il glorioso e possente Principe e Cavaliere Guidone Saltanòvic e della leggiadra Principessa Cigno di Alexander Pushkin (l'infanzia del prof. S.C. è stata occasionalmente impegnativa...)
Ed ecco qui, proprio dalla favola di Pushkin, una delle illustrazioni di Ivan Bilibin, rifatevi gli occhi. Il libro è del 1970 circa, l'illustrazione del 1905; domenica prossima una di Costantini.

sabato 30 maggio 2009

100 parole per la scienza

Come dicevamo, il prof. Sentimento Cuorcontento è andato a Venezia per la presentazione del libro prodotto dai ragazzi del progetto 100 parole per la Scienza, di cui vedete la copertina qui accanto.

Qualche tempo fa Marco Prunotto, il biologo del gruppo, ha scritto a Nature per raccontare del progetto. Biocurious, un blog americano, ha ripreso la lettera di Marco: trovate il suo commento qui.

Come ha detto Marco , adesso siamo un po' famosi per aver fatto una cosa intelligente. Mica roba da tutti.

Aa. Vv. 100 parole per... La scienza raccontata dai ragazzi. Venezia: Marsilio (2009)

giovedì 28 maggio 2009

Zio Tibia, le mutande e la bionda

Ormai secoli fa, durante un interminabile viaggio in treno fino a Bologna, il prof. Sentimento Cuorcontento si era lasciato andare a filosofeggiare indecorosamente. Aveva pontificato del falsificazionismo di Popper, delle rivoluzioni scientifiche di Kuhn e ci eravamo lasciati con la minaccia di una seconda puntata. Ebbene, complice un altro interminabile viaggio in treno alla volta di Venezia, eccola qui.

Eravamo rimasti al punto in cui si confrontavano due visioni. Quella di Popper, secondo la quale sono scienza solo le affermazioni falsificabili, e quella di Kuhn, secondo il quale la scienza è una successioni di periodi di normal science e di periodi rivoluzionari detti cambiamenti di paradigma. Col cavolo, dice Kuhn, che gli scienziati passano la vita a provare a demolire le loro stesse teorie: nei periodi di scienza normale si limitano al puzzle solving, guardandosi bene dal mettere alla prova le impalcature portanti delle loro teorie. Popper si arrabbia moltissimo: così, dice, si rischia il disastro di sostituire un criterio razionale con uno (bleah) sociologico. Ehi, l’ha detto lui, non io, OK?
K. Popper “Reply to my critics” in P.A. Schilpp, The Philosophy of Karl Popper. La Salle: Open Court (1974)
Spunta a questo punto Imre Lakatos, filosofo ungherese in forze, come Popper, alla London School of Economics. Lakatos definisce stunning, “mozzafiato”, come se fosse una stangona bionda, il falsificazionismo “ingenuo” di Popper e cerca di salvare capra e cavoli costruendone una versione più realistica. La teoria di Lakatos si chiama “sophisticated (methodological) falsificationism”, e già si capisce che è un po’ più complicata di quella di Popper.

Adesso ve la racconto, ma date retta al prof. S.C. e andate poi a sentirvela dalla viva voce di Imre Lakatos: esiste infatti la registrazione di una famosa conferenza del 1973 intitolata Science and Pseudoscience, che si può ascoltare online qui. Se non siete tanto pratici con l’inglese parlato, qui si trova la trascrizione, ma ascoltate comunque la voce di Lakatos. Al di là dell’importanza del documento storico, ha esattamente lo stesso accento di Zio Tibia.
Tra l’altro, il testo della conferenza è inedito in Italia, ma il prof. S.C. a nome del CICAP ha ottenuto dalla LSE il permesso di tradurlo e pubblicarlo su Scienza&Paranormale, potrete leggerlo su uno dei prossimi numeri.
Imre Lakatos, The methodology of scientific research programmes. Philosophical papers volume I and II. Cambridge: Cambridge university Press (1978) Tr. it. La metodologia dei programmi di ricerca scientifici. Milano: Il Saggiatore (1996)
La conferenza in questione è pubblicata in M. Motterlini (ed.) For and Against Method: Imre Lakatos and Paul Feyerabend. Chicago: University of Chicago Press (1999)
Veniamo al dunque. Primo punto: l’unità minima di descrizione e valutazione non è la singola ipotesi teorica, ma il “programma di ricerca”, cioè una sequenza di teorie che si evolvono nel tempo. Un programma di ricerca è fatto di tre pezzi: un “nucleo” di affermazioni che non sono in discussione (qualcosa di simile, anche se non esattamente, ai paradigmi di Kuhn); una serie di ipotesi ausiliarie più negoziabili che, nelle parole di Lakatos, costituiscono una “cintura protettiva” intorno al nucleo; infine un’euristica, ossia tutta una macchineria fatta di strumenti matematici e teorici che permette di “digerire” le anomalie trasformandole addirittura, talvolta, in prove a favore. Tra un momento vedremo un esempio e tutto sarà più chiaro, ma già si vede che si è persa un po’ della potenza e immediatezza esplicativa della biondona di Popper: per farla funzionare, bisogna mettere una specie di mutanda protettiva intorno alla teoria, e come tutte le mutande neanche questa è elegantissima.

Avremmo tutti preferito la bionda, magari senza tante mutande, ma avevo promesso un esempio, ed ecco qui quello che fa Lakatos. La fisica Newtoniana non è semplicemente l’unione di quattro congetture (le tre leggi della dinamica più quella della gravitazione): queste sono solo il “nucleo”, che è protetto dalle mutandone pesanti di un sacco di ipotesi ausiliarie, magari un po’ ad hoc. Un pianeta non si muove come dovrebbe? La bionda di Popper, ingenua come si dice siano le bionde, suggerirebbe di prendere e buttare via tutto; noi che siamo uomini di mondo, invece, proviamo a vedere se mettendoci un pianeta in più i conti tornano. Et voilà, appena un astronomo va a guardare scopre Nettuno proprio lì dove doveva essere. Dice Lakatos:
Scientists have thick skins. They do not abandon a theory merely because facts contradicts it. They normally either invent some rescue hypothesis to explain what they then call a mere anomaly and if they cannot explain the anomaly, they ignore it.
Secondo punto: per essere scienza, non basta essere un programma di ricerca. Chiameremo “scientifici” i programmi di ricerca progressivi, “pseudoscientifici” quelli regressivi (in inglese il termine è degenerating).

Santo cielo. Che significa?

Una teoria scientifica di successo si distingue perché è altamente predittiva: è in grado di prevedere fenomeni non ancora osservati, che magari contraddicono le teorie rivali. Lakatos fa di nuovo un esempio legato alla fisica Newtoniana. Ai tempi di Newton esistevano due teorie sull’origine delle comete. La prima sosteneva che le comete erano un segnale che Dio aveva perso la pazienza e stava per passare ai fatti che, di solito, comportano pianto e stridore di denti. L’altra, di Keplero, ipotizzava che le comete fossero corpi celesti che si muovono in linea retta. Ora, se la gravità funziona come dice Newton, le traiettorie dei corpi celesti sono curve della famiglia delle coniche, di cui la linea retta è un caso molto particolare. Tra le coniche ci sono parabole e iperboli, che sono curve aperte: un oggetto che passi vicino alla terra seguendo una parabola non tornerà mai più. Ma le coniche includono anche le ellissi, che sono curve chiuse. Edmund Halley, misurando la parte visibile della traiettoria della cometa del 1682, scoprì che si muoveva proprio lungo un’ellisse, e che sarebbe ritornata vicino alla Terra dopo settantasei anni. Attenzione: il punto qui è che senza la teoria di Newton, il pezzettino di orbita misurato da Halley avrebbe potuto appartenere a qualunque curva, scarabocchi e ghirigori compresi. Halley poté prevedere una curva chiusa proprio perché Newton gli passava solo un menu striminzito: parabole, iperboli o ellissi, e che si aggiustasse lui. Passano settantasei anni ed eccola lì: le comete smettono di essere cazziatoni sovrannaturali (e, incidentalmente, anche di muoversi in linea retta).

Viceversa, un programma regressivo “inventa” teorie extra per accomodare fatti noti, e quando fa previsioni le fallisce, razionalizzando i fallimenti a posteriori (il prof. S.C. lascia ai lettori l’esercizio di trovare un esempio).
Avete capito? Per dirla tecnicamente, in un programma di ricerca progressivo ciascuna nuova teoria ha un contento empirico addizionale rispetto alla precedente, in un programma regressivo no.

E le rivoluzioni di Tom Kuhn, come lo chiama Lakatos, che fine hanno fatto? Semplicemente, tra programmi di ricerca rivali un po’ alla volta (o magari tutto assieme, così sembra di più una rivoluzione) gli scienziati si spostano verso quello che si rivela più progressivo degli altri, di fatto rimpiazzandoli. Così, dice Lakatos,
On close inspection both Popperian crucial experiments and Kuhnian revolutions turn out to be myths: what normally happens is that progressive research programmes replace degenerating ones.
Il problema, a questo punto, è che a noi sarebbe piaciuto avere un criterio di demarcazione affilato e micidiale, che bastasse guardare un creazionista negli occhi e sibilargli «infalsificabile!» per vederlo arrossire, chiedere scusa e correre a comprarsi tutti i libri di Pievani. Invece ci troviamo con questo arnese complicato e viene fuori che, a dar retta a Lakatos, bisogna star lì per anni a vedere come il programma evolve, se si arricchisce di contenuto empirico o no, magari dargli ancora un po’ di tempo, non si sa mai. Che fregatura.

Ma forse i tempi sono maturi: chiacchierando per mail con il responsabile del “fondo Lakatos” alla London School of Economics, mi diceva che una rigorosa analisi Lakatosiana del creazionismo non c’è, e sarebbe molto interessante. C’è un epistemologo in sala?

In partenza per Venezia

Il prof. Sentimento Cuorcontento è di nuovo in partenza: questa volta per Venezia, dove parteciperà alla presentazione di un libro.

Un paio di anni fa la Fondazione per la Scuola (una "emanazione" della Fondazione San Paolo) e la Fondazione di Venezia hanno raccolto per quattro giorni sull'isola di S. Servolo un centinaio di ragazzi di vari licei d'Italia, una decina di insegnanti e quattro giovani ricercatori (un astronomo, una chimica e un biologo, un fisico) per un esperimento dal titolo 100 parole per la scienza: il prof. S.C. era il fisico della combriccola.

L'idea era che i ragazzi scegliessero cento parole per descrivere le nostre quattro discipline (da Acidi e basi a Vuoto), proseguendo poi il lavoro su una specie di Wiki nei mesi successivi: la pagina web del progetto è qui, fateci un giro se volete.

Ci sono voluti quasi due anni tra raccolta del materiale da parte dei ragazzi (che hanno un po' faticato, non avendo mai lavorato prima "online" in una collaborazione distribuita), redazione delle voci, revisione delle bozze, riunioni telefoniche per capire esattamente come fare, ma finalmente domani si terrà la cerimonia finale per presentare il libro che ne è uscito: vi racconterò.

lunedì 25 maggio 2009

Probasti la mostra?

Il prof. Sentimento Cuorcontento si trova in questi giorni al CERN per fare penitenza dopo i lussi sibaritici di Serralunga d'Alba e Palau.

Probabilmente tutti sanno che è da poco uscito il filmone tratto dall'über-bestseller di Dan Brown Angeli & Demoni, in parte ambientato al CERN. O meglio, ambientato in un CERN che non esiste, carico di denaro al punto da potersi permettere uno spazioplano X-33 che permette a Langdon, il protagonista, di volare da New York a Ginevra in (mi pare) due ore: meno di quanto ci mette il prof. S.C. da Torino con il suo scassato ben collaudato Renault Kangoo. Il film devo ancora vederlo, mi dicono che non è male. Il libro è rimasto famoso per non aver azzeccato neanche una frase in italiano, da «Probasti il museo?» al leggendario «spazzare di cappella».

Ricordate tutta la pubblicità con la storia del buco nero che avrebbe divorato la terra all'accensione di LHC, che ne aveva parlato pure la divagatrice? Poi si è rotto e non è stato ancora riacceso (LHC, non il buco nero): quindi non siamo fuori pericolo, sia chiaro. Però l'ufficio comunicazione del CERN ha capito il trucco e si è buttato a pesce sulla nuova occasione. Già aveva messo su qualcosa quando era uscito il libro, ma ora ha fatto le cose in grande.

Ha invitato il regista e il cast a fare un giro al CERN, organizzato una proiezione in anteprima e pbblicato una pagina web chiamata nientemeno che angelsanddemons.cern.ch, vi suggerisco di dare un'occhiata alle video interviste. Infine, per non privarsi di nulla, ha messo su una piccola ma curata mostra al Globe de l'Innovation, che ho fatto un salto a guardare in un buco tra due riunioni.

Il Globe è un ex-padiglione di una esposizione tenuta a (mi pare) Losanna che il governo svizzero ha rifilato al CERN con la scusa di regalarglielo in occasione del cinquantenario ed è ora usato per iniziative varie. Qui accanto un paio di foto della mostra (cliccate per ingrandirle), una delle quali è una trasparente scusa per ritrarre la ragazza bionda.

La mostra è per lo più fatta di pannelli con foto e filmati, ma ci sono anche due "trappole" per antimateria: una è quella "portatile" usata nel film come bomba per far saltare il Vaticano, l'altra è un modellino di una vera trappola magnetica. Il bello è come hanno fatto a rappresentare le particelle di antimateria: sono spore di licopodio, nientemeno, con una leggera carica elettrica per tenerle sospese nel tubetto, illuminate con un laser verde. Quasi meglio dell'antimateria.

mercoledì 20 maggio 2009

Il caso del galvanometro maledetto

Il corridoio del Dipartimento di Fisica Generale che il prof. Sentimento Cuorcontento percorre quasi tutti i giorni per raggiungere il suo sottoscala all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare non sembra proprio essere il posto adatto per un mystero goticheggiante con apparizioni di fantasmi e infestazioni spiritiche.

Eppure…

Chi in una notte di tregenda (o in qualunque altro momento, per la verità) si trovasse a passare per quel corridoio tappezzato da strati di poster di congressi passati e futuri potrebbe cogliere con la coda dell’occhio un movimento inaspettato ed inquietante. Ebbene sì, c’è un mystero in una delle vetrine allineate lungo il corridoio, che ospitano la collezione di strumenti del Museo di Fisica dell'Università.
Uno degli armadi contiene un prosaico galvanometro, uno strumento per rivelare e misurare la corrente elettrica. È proprio quello della foto qui accanto, registrato con il numero 28, ma la scheda del catalogo non dice granchè:
Lo strumento è costituito da una barretta magnetica basculante su cui è montato un ago che in condizioni di riposo sta in posizione verticale. Il magnete è immerso in una bobina che ha il compito di creare il campo magnetico proporzionale alla corrente che vi circola, campo che farà spostare il magnete dalla posizione di equilibrio orizzontale. Tale spostamento sarà immediatamente visualizzabile sul grosso indice.
È da notare che sono presenti due bobine intercambiabili a differente numero di spire in modo da avere fondo scala diversi. Lo strumento non è adatto a misure di precisione: il grosso indice fa pensare ad un utilizzo didattico.

Data di carico:
sconosciuta
Nr. Inventario: Ignoto
Costruttore: Ignoto

La data di costruzione è sconosciuta, anche se a occhio e croce potrebbe risalire ai primi anni del Novecento. Ma la cosa più importante non è riportata nel catalogo: il galvanometro è inquieto e maledetto, forse posseduto da un'entità disincarnata. Nonostante lo strumento non sia collegato ad alcun circuito elettrico, l’ago oscilla continuamente intorno alla posizione di equilibrio (che un urto o qualche altro incidente ha spostato un po’ a sinistra rispetto allo zero della scala, come si vede nella foto). Ed è da notare che nessuna delle due bobine intercambiabili (anche questo si vede dalla foto) è in posizione di lavoro, ossia alla stessa altezza del magnete mobile (l’astina quasi orizzontale all’altezza del perno).
Qui sotto, nel più puro stile «avvistamento di BigFoot», sgranato e tremolante, l'inquietante filmato del mysterioso manufatto.



Qual è la spiegazione del mystero? Sarà il fantasma di un tecnico del laboratorio didattico, folgorato molti anni fa dalla corrente misurata dallo strumento? O una intelligenza superiore starà cercando di mandarci un messaggio attraverso le oscillazioni dell’ago?

Il prof. S.C., tra i denti, deve confessare che non lo sa (ancora). Ho diverse ipotesi in mente, ma le più ovvie non mi sembrano tanto plausibili, e in ogni caso bisognerebbe verificarle. Intanto che le indagini continuano, vediamo se qualcuno trova una risposta?

(Grazie a Giorgio per la segnalazione!)