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giovedì 26 febbraio 2009

È sbagliata la domanda

Allora, dicevamo: i cani mordono di più con la luna piena o no?

Gli stessi due lavori che hanno incuriosito il prof. Sentimento Cuorcontento hanno intrigato anche due studiosi greci, uno dell’università di Atene e uno della Johns Hopkins University di Baltimora, USA. I due tizi hanno studiato 2642 morsi (solo cani) nell’arco di circa due anni e mezzo, usando un accorgimento in più: cercando cioè non solo la correlazione con la fase lunare ma anche simultaneamente quella con i fine settimana e la stagione.
C.E. Frangakis, E. Petridou “Modelling risk factors for injuries from dog bites in Greece: a case-only design and analysis” Accident Analysis & Prevention 35:435-438 (2003)
Qual è il risultato?
We found that increased risk of injury from bites was associated with weekends versus weekdays […], summer versus winter […], and fall or spring versus winter […]. The results support the hypothesis that longer leisure time at these levels of factors does increase the risk of having a bite injury. Moreover, after controlling for these factors, risk of bite injury was not associated with moon periods, thereby also helping settle a longstanding argument.
Quindi, anche se il meccanismo non è chiarissimo, il fatto che gli inglesi trovassero più morsi con la Luna piena potrebbe (potrebbe!) essere dovuto al fatto che quando la notte c’è più luce uno sta più un giro all’aria aperta, ed ha più probabilità di incontrare e fare innervosire un cane (o qualcosa del genere).

Qual è stato l’errore? Gli inglesi nelle loro conclusioni avevano scritto
In our study we showed that an association exists between the lunar cycles and animal behaviour and that animals’ propensity to bite humans accelerates sharply at the time of a full moon.
No: questa sarebbe stata la risposta alla domanda « i cani mordono di più con la Luna piena»! La domanda a cui loro hanno risposto con il loro studio era più generale: «ci sono più morsi di cane con la Luna piena», e la risposta è probabilmente no.

La risposta alla prima domanda è invece qualcosa di simile a «no, però c’è più gente in giro da mordere»…

martedì 24 febbraio 2009

Canes lunatici

Sarà forse sfuggito a qualcuno (non tutti leggono i commenti) quindi riporto qui quanto scriveva qualche giorno fa il mio amico Andrea Bernagozzi, astronomo all’Osservatorio Regionale della Valle d’Aosta a Saint-Barthélemy:
[…] domani alle 9.00 a Trieste, alla Sissa, il sottoscritto discute la tesi di Master in comunicazione della scienza dal titolo Scienza e società nella fantascienza di Greg Egan, un importante scrittore dei nostri giorni. Scusi il commento personalistico, ma ho subito troppo il fascino della sincronicità junghiana con la presentazione di Observa!
Qualche tempo prima sempre Andrea scriveva:
[…] La ringrazio per la sua rassegna di lavori sulle influenze lunari. Preziosa risorsa per chi, come me, lavora in un osservatorio astronomico anche con scuole e pubblico in visita. La cosa interessante è che raramente mi vengono poste domande sull'influenza lunare. Molto più spesso si dà per scontato che noi studiamo la Luna perché ci sono queste influenze.
Attenzione, non per verificarle. Che ci siano è dato quasi per scontato per diversi visitatori. E allora, siccome ci sono le influenze lunari, tanti ritengono che lo studio astronomico della Luna permetta di sfruttarle meglio, mettendo a disposizione degli interessati dati sempre più raffinati.
Gentile professore, ha trattato nascite e aneurisma subaracnoideo, o come si chiama. Avrei delle ordinazioni: […]
Per festeggiare la masterizzazione di Andrea, eccezionalmente il prof. Sentimento Cuorcontento ha deciso di accontentarlo almeno un po’. Che non diventi un’abitudine: non ne voglio sapere di «Egregio professore, come si levano le macchie di unto dai sincrotroni?»

Dovendo scegliere tra il parlare dell’influenza lunare sull’incidenza dell’infarto (non c’è), sull’assunzione di cibi e bevande, in particolare alcoliche (sembra che un po’ ci sia), sull’attività predatoria degli acari (dall’abstract sembrerebbe che con la Luna piena siano meno aggressivi) o della frequenza di emergenze orali e maxillofacciali (non c’è, e francamente non si capisce perché siano andati a cercarla), ho scelto un argomento di great social and political import, come avrebbe detto Janis Joplin: è proprio vero che i cani mordono di più con la Luna piena?
P. Eisenburger et al. “Lunar phases are not related to the occurrence of acute myocardial infarction and sudden cardiac death” Resuscitation 56:187-189 (2003)

J.M. De Castro, S.M. Pearcey “Lunar Rhythms of Meal and Alcohol Intake of Humans” Psychology & Behavior 57:439-444 (1995)

M. Mikulecky, R. Zemek “Does the full moon influence the predatory activity of mites?” Experientia 48:530-532 (1992)

S. Butler, A. Songra, P. Hardee, I. Hutchinson “The Moon and its relationship with oral and maxillofacial emergencies” British Journal of Oral and Maxillofacial Surgery 41:170-172 (2003)
La risposta è forse meno semplice di quello che può sembrare. Sullo stesso numero del prestigioso British Medical Journal compaiono due studi sull’argomento, con risultati opposti.
C. Bhattacharjee, P. Bradley, M. Smith, A.J. Scally, B.J. Wilson “Do animals bite more during a full moon? Retrospective observational analysis” BMJ 321:1559-1561 (2000) Online qui (per gli abbonati, ma si può leggere gratis l'abstract).

S. Chapman, S. Morrell “Barking mad? Another lunatic hypothesis bites the dust” BMJ 321:1561-1563 (2000) Online qui (idem).
Nel primo, compiuto da un gruppo della Royal Infirmary di Bradford, nello Yorkshire, si studia il numero di pazienti ricoverati per morso di animale in funzione della fase lunare, con un risultato che sembrerebbe incontrovertibile. Gli inglesi si fanno mordere abbastanza, dato che i ricoveri del periodo 1997-1999 sono stati 1621, con 1541 morsi di cane, 56 di gatto, 13 di cavallo e 11 di ratto, e si fanno mordere di più con la Luna piena.
Basta guardare il grafico qui a fianco: c’è un evidente eccesso in corrispondenza della Luna piena, non c’è neanche bisogno di dire che è statisticamente significativo. Le conclusioni, pur infiocchettate di cautela e di «more studies are therefore needed» sono quindi positive. In accordo con la letteratura citata nell’introduzione, che ha un forte bias verso risultati positivi: per le nascite, ad esempio, si cita un solo lavoro, che guarda caso trova una piccola correlazione

Nella pagina successiva due medici dell’Università di Sydney pubblicano un articolo di tono (e con risultati) molto diversi:
[…]we were contacted by a farmer who asked: «Have you university types ever looked at whether dog bites happen more around the full moon? It’s a well known fact that they do.»
Gli autori procedono quindi a fare un fervorino sulle superstizioni lunari dure a morire e una review della letteratura dal tono un po’ sarcastico:
Weak associations have been reported between the full moon and the distribution of spontaneous full term deliveries, small increases in meal size and reduced alcohol consumption, unintentional poisoning, absenteeism, aggression in Dade County, Florida, and reports of crimes to three police stations in India between 1978 and 1982. […] Such questions have dogged science for so long that they can no longer be ignawed.
Vi prego di notare i pregevoli giochi di parole dell’ultima frase, forse persino peggio di quelli del prof. S.C.
Il campione usato dai due australiani non è molto diverso da quello degli inglesi (1671 casi nell’arco di circa due anni), ma il risultato è ben diverso: per quanto il grafico mostri numerosi curiosi picchi, nessuno è in corrispondenza della Luna piena; il maggiore è verso Capodanno.

Ci risiamo: due studi dall’aria autorevole, uno che dice il contrario dell’altro. Chi ha ragione?
Domani la risposta.

giovedì 19 febbraio 2009

Più della radio

Dicevamo che il prof. Sentimento Cuorcontento sarebbe andato a sentire la presentazione dell'annuario Scienza e Società 2009 di Observa. Bene, c'è andato davvero, insieme a un parterre di stagionati cattedratici che si lamentavano dell'elevata età media dei docenti universitari italiani, al Gotha della comunicazione scientifica torinese e alla divagatrice in preda all'influenza.

Ecco uno dei risultati del lavoro di Observa: la credibilità delle fonti di informazione sulla scienza, secondo gli italiani (in percentuale; il comunicato stampa su questo argomento è qui).

(Abbiate pazienza per la tabella in GIF, se cliccate si ingrandisce. Ho brevemente provato a fare la tabella in HTML ma Blogger la incasina senza rimedio...)

Una delle cose interessanti, secondo Observa, è che i nuovi strumenti di comunicazione, come i blog, si fanno spazio e riscuotono una buona fiducia. Risentono, insieme alle pagine web degli istituti di ricerca, del fatto che non tutti hanno la stessa familiarità con il web, che si traduce in una ampia frazione di incerti. Ancora più incerti li troviamo sui programmi radiofonici di divulgazione, probabilmente a causa del fatto che la scelta non è amplissima e probabilmente una buona fetta degli italiani non sa neanche che ce ne sono (io, ad esempio, ne conosco uno solo).
Se rifacciamo la classifica tenendo conto solo di quelli che ritengono di poter dare un parere, però, le cose non cambiano di molto: le pagine scientifiche dei quotidiani crollano in fondo alla classifica e le conferenze pubbliche saltano al secondo posto.

Il professor Sentimento Cuorcontento vorrebbe però fare una considerazione: se questi numero sono veri, tra i quattordici lettori di questo blog che ne nascondono tre che si permettono di definirlo «poco o per nulla credibile». Come sarebbe a dire, mascalzoni e sciagurati?!

mercoledì 18 febbraio 2009

Scienza e società

Oggi alle 18.00 a Torino, al Circolo dei Lettori, Observa presenta in anteprima l'Annuario Scienza e Società 2009, pubblicato da Il Mulino.

Se appena il prof. Sentimento Cuorcontento riesce a sganciarsi, fa un salto a sentire (tanto di leggere l'annuario non avrà mai il tempo...)


Tutti i dettagli qui.

martedì 17 febbraio 2009

Provateci voi...

Il prof. Sentimento Cuorcontento è in carenza di sonno e di voglia di lavorare, avendo trascorso un numero eccessivo di ore a preparare una domanda di finanzamento al Ministero per un oggetto dall'evocativo nome di Virtual Analysis Facility For ALICE, dove ALICE è l'esperimento del CERN a cui il prof. S. C. collabora. Con un nome così non so quante probabilità abbiamo che ci finanzino («Pronto, qui è il MIUR. Vorremmo darvi una vagonata di soldi per il vostro progetto, ma non abbiamo capito cosa ne verrà fuori.» «Un VAFFA!» «Click»), ma non è di questo che volevo parlare.

Nella carenza di sonno e di voglia di lavorare uno si mette a fare cose che non richiedano eccessivi sforzi mentali: una di queste è, tipicamente, il riordino e la pulizia dell'hard disk (attenti a non scivolare, è ancora tutto bagnato). Nel corso di questa operazione, ho ritrovato un coso scritto qualche anno fa per rispondere a qualcuno (ce ne sono sempre) che si lamentava di come il CICAP si rifiutasse di indagare su [inserite qualcosa sui cui il CICAP non ha indagato]. Siccome rileggendolo mi sono divertito, ve lo propongo ripulito dei riferimenti a quella particolare discussione, che sarebbero incomprensibili fuori del contesto.
Ma ora le buone notizie. C’è un modo molto semplice per ovviare al problema: provate voi stessi. Sceglietevi un fenomeno misterioso, ad esempio un presunto miracolo. Uno piccolo, facile, vicino a casa vostra.

Cominciate a leggere le pagine web e i libri principali, insomma cominciate a orientarvi e a capire quale potrebbe essere una sperimentazione risolutiva. Probabilmente dovrete parlare con qualche esperto di questa o di quella disciplina, o magari leggervi un manuale, Ci vorrà un po’, specie se scegliete le apparizioni di Fatima o i miracoli di Lourdes.

Adesso raccogliete la bibliografia, cioè tutto quello che è stato detto e scritto su quel miracolo. Non sarà facile, badate bene: queste cose non sono (quasi) mai pubblicate su Nature, che trovate in una qualsiasi biblioteca universitaria. Vi toccherà ordinarle in biblioteche remote, scrivere agli autori, chiedere favori alla gente, magari prendere un treno, comprare dei libri su Amazon. Tenete presente che voi siete uno e “loro” sono Legione: se vi sfugge anche un solo articolo, qualcuno se ne accorgerà e vi sbertucceranno all'infinito. Pensate ancora a Fatima, o a Lourdes...

Ora leggete (anzi, studiate) quello che avete raccolto. Mettetevi in contatto con gli autori principali, chiarite bene gli eventuali punti oscuri, segnatevi i problemi che trovate nei vari articoli, rifate i calcoli, confrontate le didascalie con le figure corrispondenti, insomma diventate un esperto. Di meno non basta. Andate a Lourdes (pun not intended), andate a Fatima. Ah, fatevici fare una foto: nelle conferenze aiuta far vedere che uno ci è andato davvero.

A questo punto, se siete stati fortunati è passato solo un anno o due, vostra moglie vi prende per matto e in ufficio si chiedono se avete una amante con quelle occhiaie che vi ritrovate per la carenza di sonno. Però potete incominciare a rendere utile il vostro lavoro. Facendo qualche conferenza, scrivendo qualcosa per Scienza&Paranormale o aprendo un sito web: siete diventati degli esperti su un argomento controverso. È il primo passo.
Però ora viene il divertente. Se avete scelto quel miracolo, quel fenomeno paranormale, è perché nessuno ha fatto delle sperimentazioni serie. Il vostro scopo è farle. Qui è più difficile fare delle dritte: se non avete le necessarie competenze scientifiche (non è peccato, non possiamo essere tuttologi e Joe Nickell dice sempre di sapere solo un pochetto di tutto, ma soprattutto sa dove trovare gli esperti di qualunque cosa) dovrete cercare ad esempio di convincere qualcuno (che so, un botanico, un filologo, uno statistico) a darvi retta, non sempre è facile (anzi, quasi mai).

Poi, ad esempio per una madonnina piangente, dovrete convincere padroni di casa, parroci, sindaci, vescovi a lasciarvi esaminare e prendere campioni (e sono email, telefonate e raccomandate con A.R. che vanno avanti e indietro, e altri mesi che se ne vanno senza poter fare niente); oppure dovrete trovare qualcuno a cui chiedere una malleveria per accedere a fondi di libri rari, quelli che il bibliotecario vi sta in piedi sospettoso dietro finché non lo restituite, solo per scoprire che del pergamenaceo che vi interessa non esistono più che la legatura bruciacchiata e qualche pagina accartocciata, perché c’è stato un incendio nel 1912 (è capitato a me...) e l’unica altra copia nota è a Parigi.
Figuriamoci poi Lourdes: bisogna raccogliere le statistiche di guarigione, migliaia di cartelle cliniche, leggersi gli studi sulle remissioni spontanee... una carriera da epidemiologo, altro che un hobby.

Per arrivare fino qui avete bisogno di molta, ma molta, fortuna, specialmente per incocciare in un qualcosa su cui sia possibile indagare avendo qualche speranza di arrivare a una conclusione, e di poter avere l'accesso che desiderate all'oggetto del vostro studio (avete scelto la Sindone? Ho cattive notizie per voi...)
Di fortuna, adesso, ve ne serve altra, perché avete, che so, i vostri 20 milligrammi di campione che potrebbe persino essere sangue, o i vostri 30 GB di database con le cartelle cliniche dei guariti dal santone, comprese le mammografie digitali, e dovete fare i vostri esami, sperando di non sbagliarvi e di non aver trascurato nulla che poi possano rinfacciarvi al primo dibattito, e...
...BINGO! Avete risolto il mistero, avete controllato un fenomeno paranormale!
Sono passati anni, avete spiegato un miracolo secondario che non conosceva nessuno, avete dilapidato un capitale in fotocopie, viaggi, telefonate intercontinentali, esami di laboratorio, libri, reagenti ma ce l’avete fatta! Adesso si tratta solo di trovarvi un’altra moglie e un nuovo lavoro.

lunedì 16 febbraio 2009

Contrordine compagni!

Fermate le rotative!

Il prof. Sentimento Cuorcontento non ha fatto in tempo a dire che l'obiettivo dei mille Steve del NCSE era stato mancato che il millesimo Steve ha firmato: si tratta di un biologo, direttore dell'erbario della Tulane University (una breve ricerca con Google ha rivelato che si trova a New Orleans), dal suggestivo nome di Steven P. Darwin.

È un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per gli Steve.

sabato 14 febbraio 2009

Fidatevi di Steve!

Ricordate che dicevamo qualche giorno fa della corsa al millesimo Steve? Bene, non ce l'hanno fatta: ad oggi, gli Steve sono solo 999 (il novecentonovantanovesimo è un biologo dell'università di Canberra).


Consoliamoci con la vignetta qui sopra, mandata da Glenn Branch al prof. Sentimento Cuorcontento quando ha firmato per diventare (l'ho già detto?) lo Steve #807.

A proposito: se cliccate sul nome di Branch, scoprite che la sua tariffa per una conferenza è di 300$, mentre il capo dell'NCSE, Eugenie C. Scott, chiede la bellezza di 5000$. Il prof. S. C. viene via per molto meno, ma si chiede se non sia il caso di rivedere il suo listino...

giovedì 12 febbraio 2009

Buon compleanno mr. Darwin!


Oggi è inevitabile, credo, quindi anche il prof. Sentimento Cuorcontento si aggiunge al coro di auguri per il bicentenario.

Per trovare qualcosa in tema anche stasera, lasciatemi sfruttare ancora un po' il libro di ieri: finchè non lo finisco vi tocca. Ecco quello a cui crede, ma non può dimostrare, Chris W. Anderson, il direttore di Wired:
The Intelligent Design movement has opened my eyes. I realize that although I believe that evolution explains why the living world is the way it is, I can't actually prove it. At least not to the satisfaction of the ID folk, who seem to require that every example of extraordinary complexity and clever plumbing in nature be fully traced back (not just traceable back) along an evolutionary tree to prove that it wasn't directed by an invisible hand. If the scientific community won't do that, then the arguments goes that they must accept a large red "theory" stamp placed on the evolution textbooks and that alternative theories, such as "guided" evolution and creationism, be taught alongside.

So, by this standard, virtually everything I believe in must now fall under the shadow of unproveability. Most importantly, this includes the belief that democracy, capitalism and other market-driven systems (including evolution!) are better than their alternatives. Indeed, I suppose I should now refer to them as the "theory of democracy" and the "theory of capitalism", to join the theory of evolution, and accept the teaching of living Marxism and fascism as alternatives in high schools.
L'originale è qui, (in italiano a pag. 26 del libro) e sta prima del parere di Verena Huber-Dyson, matematica presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università di Calgary che crede nel potere creativo della noia, e subito dopo una complicata idea di un certo Charles Simonyi, che vi risparmierò. Noto però che una delle qualifiche di quest'ultimo è Formerly Chief Architect, Microsoft.

Un uomo che ha delle responsabilità.

martedì 10 febbraio 2009

Non è vero ma ci credo

È appena uscito per i tipi del Saggiatore un curioso libro con 109 autori, il titolo di una commedia di Peppino de Filippo ed un sottotitolo un po' pretenzioso:
John Brockman (a cura di), Non è vero ma ci credo. Intuizioni non provate, future verità. Milano: il Saggiatore (2009). Edizione italiana di What we believe but cannot prove. Today's Leading Thinkers on Science in the Age of Certainty. New York: Harper Collins (2005).
La quarta di copertina recita:
I concetti di verità e prova rimessi in discussione in un'opera provocatoria e irresistibilmente arguta.
Accipicchia. John Brockman è il fondatore e (credo) presidente della Edge Foundation, propugnatore della "terza cultura:"
The third culture consists of those scientists and other thinkers in the empirical world who, through their work and expository writing, are taking the place of the traditional intellectual in rendering visible the deeper meanings of our lives, redefining who and what we are.
Il riferimento è, naturalmente, alle famose "due culture" di C. P. Snow, che già nel 1959 si chiedeva come mai i letterati fossero considerati intellettuali e uomini di cultura, mentre gli scienziati no. Aveva ragione, e se ne continua a discutere ancora oggi.
C. P. Snow, Le due culture. Venezia: Marsilio (2005). Tr. it. di The Two Cultures (and A Second Look). Cambridge University Press (1964)
Brockman nel 1991 raccoglie un manipolo di ardimentosi uomini di scienze e di lettere (mica da ridere: personaggi del calibro di Murray Gell-Mann, Stephen Jay Gould, Roger Penrose) e riprende l'idea di Snow di una nuova terza cultura che in qualche modo medi tra le altre due. Il risultato di questo primo sforzo è (guarda un po') un libro, di cui esiste anche un'edizione online.
John Brockman, La terza cultura. Milano: Garzanti (1999)
Torniamo però al libro in questione. Ogni anno Edge pone una domanda alle più brillanti menti disponibili, e raccoglie le risposte in un libro; questo è quello del 2005. Ne sono stati tradotti anche altri, solo che in Italia sono tutti pubblicati da case editrici diverse; le edizioni originali, per inciso, hanno divertenti copertine un po' autoroniche e meno pretenziose. In questo caso la domanda era:
A volte le grandi menti riescono a intuire la verità prima di averne le prove o gli argomenti. Diderot lo definiva esprit de divination. In che cosa credi, anche se non puoi provarlo?
Gli interpellati si industriano a trovare qualcosa che sia allo stesso tempo brillante, illuminante, profondo, provocatorio, possibilmente contro corrente e che giustifichi la loro inclusione in questa lista di grandi menti, con alterni successi.

Così mentre il fisico teorico Lee Smolin dichiara di credere che «la meccanica quantistica non sia una teoria definitiva», il solito sperimentale Leon Lederman, in sostanza, crede che l'universo sia una figata; probabilmente hanno entrambi ragione. Michael Shermer di Skeptic si dice convinto dell'esistenza della realtà fisica, mentre Susan Blackmore ritiene che, nonostante l'apparenza del contrario «la verità sia che io non esisto affatto». Dev'essere l'effetto di anni passati a studiare parapsicologia. Nicholas Humphrey manifesta la sorprendente opinione che la coscienza umana sia un trucco di prestidigitazione, mentre Craig Venter, quello del genoma, crede che la vita sulla Terra sia il risultato di un evento panspermico, e peccato che non ci sia anche Kary Mullis tra gli autori.

Ora, come forse avrete capito, al prof. Sentimento Cuorcontento questi elenchi di menti brillanti non piacciono per principio (forse una delle ragioni è che, inspiegabilmente, non includono mai il prof. S. C. medesimo, salvo forse The 2×107 Most Brilliant Thinkers of Our Age), e comunque il libro mica l'ha ancora letto tutto. Da quello che ha visto, però, vale probabilmente la pena di dargli una scorsa: alla fine è interessante, alcuni dei contributi sono in effetti brillanti, illuminanti eccetera, altri meno. Certo è che sicuramente «i concetti di verità e prova» non sono «rimessi in discussione», ma magari leggendolo fino in fondo qualcosa emergerà.

Tra l'altro, essendo diviso in capitoli non più lunghi di due o tre pagine, ha anche il vantaggio di potersi leggere agevolmente al gabinetto.

lunedì 9 febbraio 2009

La memoria di Boltzmann

Mein Zahlengedächtnis, sonst erträglich fix, behält die Zahl del Biergläser stets schlecht.

La mia memoria numerica, di solito abbastanza ferma, ha sempre avuto difficoltà a tenere il conto dei bicchieri di birra.

Ludwig Boltzmann, Populäre Schriften.
Leipzig: Barth (1905)

venerdì 6 febbraio 2009

Gli americani sono più avanti


Spiace dirlo, ma loro hanno perfino Darlene Cavalier, The Science Cheerleader.




Colgo l'occasione di questo post inane per chiedervi un parere: mi hanno fatto notare che le scritte chiare su sfondo blu sono graziose ma, dopo aver letto con attenzione (e, come meritano, più volte) le profonde elucubrazioni del prof. Sentimento Cuorcontento, ci si trova per un po' a vedere il resto del mondo a righe.

Pensate che mi donerebbe di più un colore vivace, tipo che so il grigio tortora di Complotti Lunari?

giovedì 5 febbraio 2009

Accorato appello

Quando si dice le coincidenze...

Parlavamo un paio di giorni fa di Glenn Branch del National Center for Science Education. Proprio stamattina nella sua posta elettronica il prof. Sentimento Cuorcontento ha trovato il seguente accorato appello:

Date: Wed, 4 Feb 2009 17:53:43 -0800 (PST)
Subject: The kilosteve beckons
From: "Glenn Branch"

Dear Steves, Stephens, Stephanies, Stevens, Estebans, and so forth,

At last, NCSE is just about ready to announce that 1000 Steves -- a kilosteve, if you prefer -- have signed the Project Steve statement supporting the teaching of evolution. But we could use your help.

Project Steve debuted at the AAAS meeting in 2003. Conveniently, we have enough Steves to make the kilosteve announcement at the AAAS meeting in 2009, and Marc Abrahams of Improbable Research is graciously providing us with space to do so. (And it occurs close enough to Darwin's 200th birthday that we can regard it as part of the celebrations, too.)

Forse sapete che cos'è l'AAAS, forse sapete chi è Marc Abrahams di AIR (sì, quello degli IgNobel) e sicuramente sapete che tra poco ricorre il secondo centenario della nascita di Darwin, se non altro perchè ve l'ho detto io. Ma di che sta parlando Glenn? Cosa diavolo è un "kilosteve"?

Nel 2003 fa l'NCSE, per sfottere i creazionisti che continuavano a compilare liste di scienziati che supportano il creazionismo, ha lanciato il "Project Steve" per raccogliere le firme di scienziati a favore dell'evoluzione. Ma ha aggiunto un requisito: i firmatari devono chiamarsi Steve (o Stephen, Stephanie, Etienne, Stefano...), in onore di Stephen Jay Gould. Ad oggi i firmatari sono 996, anche se viene da pensare che se Gould si fosse chiamato Marmaduke o Archibald sarebbe stato un po' più difficile...

Insomma, vogliono presentare il millesimo Steve alla cerimonia degli IgNobel, che si terrà venerdì prossimo a Chicago. Perciò, se conoscete uno scienziato che si chiama Stefano e che sia interessato a supportare l'insegnamento della teoria dell'evoluzione nelle scuole, chiedetegli di firmare la petizione. Se abita anche vicino a Chicago, meglio.

Ah, il prof. Sentimento Cuorcontento è lo Steve #807.

mercoledì 4 febbraio 2009

Brivido! Terrore! Raccapriccio!

Pochi giorni fa Massimo nel suo blog parlava del “terrore notturno”, la sensazione di svegliarsi paralizzati e di avere accanto, o addirittura addosso, un essere minaccioso e terrorizzante. Vi rimando al post per il racconto di una vittima, da non leggere dopo il tramonto.

Questo ha fatto ricordare al prof. Sentimento Cuocontento un libro molto interessante che ha letto qualche anno fa. È vecchiotto (ha più di venticinque anni), ma le cui conclusioni sono curiose perchè, come spesso capita, è un po' più complicato di quello che sembra...
David J. Hufford, The terror that comes in the night. An experience-centered study of supernatural assault traditions. Philadelphia: University of Pennsylvania Press (1982)
Hufford si concentra su una forma molto definita di terrore notturno, che nei paesi anglofoni (e in particolare a Terranova) si chiama Old Hag, la "vecchia strega", e che con vari nomi è nota in tutto il mondo. Hufford, con l'aiuto di numerose testimonianze, esamina il fenomeno da vari punti di vista. Le conclusioni di Hufford sono interessanti, perchè la vecchia non è la solita conseguenza della peperonata con le cozze a cena: vediamole (le conclusioni, non le cozze).

Intanto l'esperienza, a quanto pare, non ha origini strettamente culturali: ossia, non deriva da un processo tipo «esiste una tradizione di racconti su questa Old Hag, e chi la conosce tenderà a fare sogni che la riproducono». Questo non solo perchè la stessa si ripropone con grandissime analogie in molte culture, ma anche per altri indizi: ad esempio, i racconti sono quasi sempre di prima o di seconda mano, e raramente sono riferiti a miocuggino. Sarà però influenzato dalla cultura il racconto che dell'esperienza viene fatto, che assumerà sfumature e modi differenti.

In un capitolo successivo, Hufford esamina quello che gli studi sul sonno possono dire sul fenomeno. Ecco la sua conclusione:
Can we say that sleep research has "explained" the Old Hag? No, we cannot. We cannot because what has been gained has been a description of physiological events that seem to account for the production of the state, that is, paralysis in wakefulness, preceding or following sleep, during which a complex and frightening experience may take place. The specific contents of the experience, however, have not been explained.
Saltiamo al capitolo delle conclusioni, che contiene un ammirevole sommario (scusate la grande quantità di inglese in questo post...):
  1. The phenomena associated with what I have have been calling the Old Hag constitute an experience with a complex and stable pattern, which is recognizable and is distinct from other experiences.
  2. This experience is found in a variety of cultural settings.
  3. The pattern of the experience and its distribution appear independent of the presence of explicit cultural models.
  4. The experience itself has played a significant, though not exclusive, role in the development of numerous traditions of supernatural assault.
  5. Cultural factors heavily determine the ways in whichthe experience is described (or withheld) and interpreted.
  6. The distributions of traditions about the experience, such as those involving the Old Hag or the Eskimo augumangia, has frequently been confounded with the distribution of the experience itself.
  7. The frequency with which the experience occurs is surprisingly high, with those who have had at least one recognizable attack representing 15 percent or more of the general population.
  8. The state in which this experience occurs is probably best described as sleep paralysis with a particular kind of hypnagogic hallucination.
  9. Although there may be some connections between the etiology of this experience and narcolepsy, and although certain illnesses could be confused with the experience, the Old Hag experience itself does not indicate the presence of any serious pathology.
  10. The contents of this experience cannot be satisfactorily explained on the basis of current knowledge.
Insomma, con quello che sappiamo non possiamo spiegare il fenomeno in maniera soddisfacente. Attenzione, a scanso di equivoci, che Hufford non sta invocando niente di soprannaturale: dice chiaramente che si tratta di illusioni ipnagogiche. Però, in qualche modo, la storia non è tutta lì.

Il prof. Sentimento Cuorcontento, pur dall'alto della sua proverbiale onniscienza, si ferma qui perchè è un po' al di fuori delle sue competenze, e rischia di dire delle vaccate. Però sono passati venticinque anni e mi farebbe piacere, se c'è qualche esperto in ascolto, che ci aggiornasse.

Ad esempio, Susan Blackmore ha esaminato un fenomeno simile, quello dei rapimenti alieni: la conclusione in questo caso è che l'aspetto degli alieni rapitori dipende fortemente dall'idea che la persona se ne era fatta, ad esempio attravero trasmissioni televisive. Ma allora non ci si capisce più molto: è la stessa esperienza della Old Hag "filtrata" attraverso modelli culturali differenti o è un'altra cosa?

martedì 3 febbraio 2009

Galileo contro Nostradamus

Dicevamo che, oltre che il sesquicentenario dell'Origine delle Specie, il 2009 è anche l'Anno Internazionale dell'Astronomia. Inventiamoci quindi qualcosa di interessante che c'entri almeno un po' con l'Astronomia...

Ecco qui, trovato.

Nelle sue perigrinazioni in giro per l'Italia, l'Europa e il mondo il prof. Sentimento Cuorcontento ama recarsi in luoghi carichi di ricordi per la storia della scienza, anche perchè si fa poi un figurone a raccontare di esserci stati. Una guida imperdibile è il libro qui accanto, che il prof. S. C. ha comprato usato chissà quando e chissà dove, per la principesca somma (riportata a matita sul frontespizio) di $17.95. Se davvero lo volete su AbeBooks ve lo portate a casa per molto meno.
C. Tanford, J. Reynolds, The Scientific Traveler. New York: J. Wiley & Sons (1992)
Opportunamente, il libro si apre con una citazione del dottor Johnson:
A man who has not been to Italy is always conscious of an inferiority.
Samuel Johnson in 1776, quoted by James Boswell
In Italia, uno dei luoghi deputati indicati da Tanford e Reynolds è naturalmente Pisa, città natale e "patria" scientifica di Galileo prima di Padova e Firenze. Ma è proprio a Firenze che andiamo adesso, in via S. Antonino 11: dove si trova Palazzo Viviani.


Nell'impossibilità di costruire un monumento funebre degno di questo nome per il suo maestro, Vincenzo Viviani aggirò le resistenze degli ambienti ecclesiastici trasformando in monumento la facciata di casa sua. Il palazzo (Viviani non era un morto di fame come molti fisici antichi e moderni) è noto ancora oggi come Casa dei Cartelloni, per le due lunghe iscrizioni ai lati del portone sormontato da un busto di Galileo. Ma a Vincenzo scappa un po' la mano, perchè di Galileo (che come abbiamo visto non era completamente estraneo alla pratica dell'astrologia) fa scrivere sulla lapide
Inanis artis genethliacae perpetuus insectator
Come dire, perpetuo martellatore degli astrologi: non completamente falso, ma forse un po' eccessivo.

A questo punto, avendo arruolato Galileo, bisogna forse pareggiare un po' il conto con gli avversari dell'astrologia.

Dovete sapere che fra i più accesi avversari dell'arte divinatoria (insieme a Viviani) sono gli astrofili, ossia gli astronomi non professionisti, ed in particolare i miei amici dell'UAI. Sono loro, per capirci, che hanno promosso una lodevole campagna per contrastare l'eccessiva diffusione dell'astrologia sui mezzi di comunicazione. Se volete far andare su tutte le furie un astrofilo basta iniziare una frase con «Scusa, tu che sei astrologo...»: l'astrofilo si fa paonazzo in volto, comincia a parlare in modo sconnesso e spesso scurrile e, in casi estremi, esplode con grande fragore (non provate da soli a casa).

Spostiamoci perciò ora a Salon-de-Provence, città natale di Nostradamus. Il veggente in questione non ha bisogno di presentazioni, ma guardate cosa si legge sulla lapide riprodotta qui accanto, che campeggia sulla facciata della sua casa natale.

Astrophile.

Sento provenire da Alpette vaghi echi di frasi che sinceramente mi paiono sconvenienti, e quelle che sembrano esplosioni...

lunedì 2 febbraio 2009

Risparmiate 18 euro!

Il titolo del post è naturalmente ancora un altro basso tentativo del prof. Sentimento Cuorcontento di attirare ignari lettori al suo blog... ma non è completamente a sproposito.

Tutti sono in fermento: il 2009 è l'Anno Internazionale dell'Astronomia, nonchè "Anno di Darwin", dato che quest'anno cadono il bicentenario della nascita e i 150 anni dalla pubblicazione de L'origine delle Specie.

A proposito di Darwin ed evoluzione, il prof. Sentimento Cuorcontento (che, nonostante sia versato in ogni più recondito ambito dello scibile umano, non distingue un cladogramma da un genotipo nenche col manuale) si limita a segnalare un bel numero speciale di Le Scienze in edicola in questi giorni.

Oltre a contenere un "bignami" sul creazionismo a cura di Glenn Branch ed Eugenie C. Scott, del National Centre for Scientific Education, offre la possibilità per meno di 12 euri di acquistare Al di là di ogni ragionevole dubbio - La teoria dell'evoluzione alla prova dell'esperienza di Sean B. Carroll. Va bene che l'edizione originale, di cui vedete la copertina qui accanto, era su una carta un po' migliore e la rilegatura cucita anzichè incollata, ma 11.80 invece di 30 euro è un bel risparmio, e in più avete la rivista.
Sean B. Carroll, Al di là di ogni ragionevole dubbio - La teoria dell'evoluzione alla prova dell'esperienza. Torino: Codice (2008). Edizione italiana di The Making of the Fittest - DNA and the Ultimate Forensic Record of Evolution New York: Norton (2006)

domenica 1 febbraio 2009

Delta di Dirac?

Come tutti i fine mese, il prof. Sentimento Cuorcontento ha fatto un giro in Google Analytics per vedere quanto seguito abbiano le sue pontificazioni (OK, è vero che questo blog esiste da poco, e quindi questa è solo la terza volta...)

Per cui, benvenuto al visitatore dalla Nuova Zelanda, che è passato di qui un paio di volte, e spero che chi ha cercato «nascono più bambini quando si fa la luna» abbia trovato una risposta alla sua domanda. Mi rimane un dubbio: chi ha cercato «delta di Dirac tra due persone», cosa avrebbe voluto sapere di preciso?

Per i non-fisici: scusate questo post un po' da nerd. La delta di Dirac è una pestilenziale funzione matematica che ha la singolare caratteristica di valere zero dappertutto salvo che in zero, dove il valore è infinito, ma in modo tale che l'integrale valga uno. Adesso tutto è più chiaro, no? Se volete più dettaglio, potete guardare sul sito ulisse.sissa.it, dove nella rubrica Chiedi a Ulisse si trova la risposta alla domanda:
Dopo anni di studio, non ho capito veramente cosa sia la delta di Dirac, ne ho sentite di ogni, mi piacerebbe colmare questo dubbio.