Il comunicato stampa dell'altro giorno comincia a dare i primi frutti.
Il vostro più grande desiderio è sentire la voce del prof. Sentimento Cuorcontento?
Se abitatate dalle parti di Pavia o Alessandria siete fortunati: domani mattina alle 8.40 sintonizzatevi su Radio Gold, sarò al telefono per raccontare le previsioni sbagliate dai veggenti.
Sempre domani, verso le 15.10, sarò su un'altra radio di cui però non ho capito il nome al telefono...
lunedì 29 dicembre 2008
domenica 28 dicembre 2008
Comunicato stampa
Il governo Prodi durerà anni, Valentino Rossi diventerà campione in Formula Uno, l’Italia sarà in finale agli Europei di Calcio, Hillary Clinton sarà presidente degli Stati Uniti e gli alieni sbarcheranno sulla Terra il 14 ottobre. Cos’hanno in comune queste affermazioni? Sono tutte previsioni per l’anno appena trascorso fatte da astrologi, maghi e veggenti e, senza eccezione, sono tutte sbagliate.È uscito il comunicato stampa con le previsioni per il 2008 controllate dal CICAP, di qui avevamo parlato qui e qui. Trovate il testo del comunicato qui, ed ulteriori informazioni se foste interessati qui.
Paroline:
astrologia,
cicap,
cronaca,
letture
lunedì 22 dicembre 2008
Ce n'è anche per i fisici
Ultimo consiglio per gli acquisti natalizi dal prof. Sentimento Cuorcontento.
Qualche tempo fa Bea raccontava di essere la felice proprietaria di un neurone di pelouche (tutto lascia supporre che abbia anche la normale dotazione di quelli naturali, ma nel blog non ne parlava). Li fabbrica una ditta chiamata Giant Microbes, insieme ad altri schifezze come il virus Ebola, la Yersinia pestis o il Porphyromonas gengivalis (il batterio dell'alitosi).
Non sia mai che i fisici debbano essere considerati meno geek dei biologi! C'è Julie Peasley, di Los Angeles, che sul sito particlezoo.net (Sewing the fabric of spacetime) produce e vende particelle elementari di pelouche. Non costano pochissimo, ma se volete un bosone di Higgs, a $9.75 più le spese di spedizione è una conveniente alternativa rispetto al metodo oggi generalmente usato. Se volete risparmiare, potete ordinare il Lepton six-pack a $55.50, oppure i sei quark coi relativi antiquark e provare a farvi gli adroni in casa: vende anche degli opportuni pallini adesivi per la carica di colore della QCD.
A questo punto credo che solo i fisici mi siano venuti dietro, quindi saluti e auguri a tutti: ci risentiamo dopo Natale.
Qualche tempo fa Bea raccontava di essere la felice proprietaria di un neurone di pelouche (tutto lascia supporre che abbia anche la normale dotazione di quelli naturali, ma nel blog non ne parlava). Li fabbrica una ditta chiamata Giant Microbes, insieme ad altri schifezze come il virus Ebola, la Yersinia pestis o il Porphyromonas gengivalis (il batterio dell'alitosi).
Non sia mai che i fisici debbano essere considerati meno geek dei biologi! C'è Julie Peasley, di Los Angeles, che sul sito particlezoo.net (Sewing the fabric of spacetime) produce e vende particelle elementari di pelouche. Non costano pochissimo, ma se volete un bosone di Higgs, a $9.75 più le spese di spedizione è una conveniente alternativa rispetto al metodo oggi generalmente usato. Se volete risparmiare, potete ordinare il Lepton six-pack a $55.50, oppure i sei quark coi relativi antiquark e provare a farvi gli adroni in casa: vende anche degli opportuni pallini adesivi per la carica di colore della QCD.
A questo punto credo che solo i fisici mi siano venuti dietro, quindi saluti e auguri a tutti: ci risentiamo dopo Natale.
Paroline:
auguri,
consigli per gli acquisti,
fisica,
geek
sabato 20 dicembre 2008
Un mantra sulla maglietta
Ecco un altro mantra da recitare tutte le mattine prima di colazione. Questa volta è su una maglietta che potete regalarvi per Natale:
Viene da Bad Science di Ben Goldacre, l'autore dell'omonima rubrica sul Guardian e del libro in questi giorni sul mio comodino (letture consigliate: ne riparleremo presto).
Se vi piacciono le magliette un po' da geek, siete in buona compagnia. Il solito Leon Lederman (OK, il libro l'ho finito e giuro che è l'ultima volta, ma è una miniera di quel genere di battute sceme che piace tanto al prof. Sentimento Cuorcontento) dice
Se avete una fidanzata, parente, amico fraterno geek quanto voi, compratevi le due magliette, indossatele uno vicino all'altro e mandate la foto a badscience.net: pare che si possa vincere un premio.
D'altronde è vero che è un po' più complicata di così, però provate a far stare questo su una maglietta. T. D. Gutierrez, il tizio che si è preso la briga di scriverla, dice che se uno la guarda abbastanza a lungo con la luce giusta sembra un po' un coniglio.
Viene da Bad Science di Ben Goldacre, l'autore dell'omonima rubrica sul Guardian e del libro in questi giorni sul mio comodino (letture consigliate: ne riparleremo presto).
Se vi piacciono le magliette un po' da geek, siete in buona compagnia. Il solito Leon Lederman (OK, il libro l'ho finito e giuro che è l'ultima volta, ma è una miniera di quel genere di battute sceme che piace tanto al prof. Sentimento Cuorcontento) dice
My ambition is to live to see all physics reduced to a formula so elegant and simple that it will fit easily on the front of a T-shirt.Al CERN l'hanno preso in parola, e hanno fatto un tentativo con la lagrangiana del Modello Standard (adesso non venite a dirmi che non sapete cos'è). Il risultato è una maglietta per geek allo stadio terminale, per ragioni misteriose disponibile solo nei colori nero e verde militare (il prof. S. C. non l'ha comprata solo perchè, ehm, avevano finito la sua misura, o non gli piaceva il colore, o qualcosa del genere):
Se avete una fidanzata, parente, amico fraterno geek quanto voi, compratevi le due magliette, indossatele uno vicino all'altro e mandate la foto a badscience.net: pare che si possa vincere un premio.
D'altronde è vero che è un po' più complicata di così, però provate a far stare questo su una maglietta. T. D. Gutierrez, il tizio che si è preso la briga di scriverla, dice che se uno la guarda abbastanza a lungo con la luce giusta sembra un po' un coniglio.
Paroline:
consigli per gli acquisti,
letture,
mantra
venerdì 19 dicembre 2008
Oroscopi e cannocchiali
Ecco in anticipo, per gli affezionati lettori del blog, la recensione a cura del prof. Sentimento Cuorcontento del nuovo libro di Andrea Albini che uscirà sul prossimo numero di Scienza&Paranormale.
Non passa dibattito sull’astrologia senza che qualcuno tiri fuori l’argomentazione secondo la quale «gli stessi Keplero, Tycho Brahe, Copernico, Galileo credevano all’influenza degli astri e facevano gli oroscopi». Nel caso di Galileo, poi, l’argomentazione sarebbe ancora più forte perché lo scienziato pisano non solo ha dato un nuovo impulso all’astronomia puntando per la prima volta un cannocchiale verso il cielo, ma è anche stato il padre del metodo scientifico-sperimentale che è alla base della scienza moderna. Mentre per Tycho Brahe e Keplero abbiamo testimonianze che ci permettono di ricostruire chiaramente il loro punto di vista sull’astrologia, per quanto riguarda Galileo queste sono relativamente poche, sparse tra i molti documenti che ci sono pervenuti e, soprattutto, forniscono un quadro ambiguo e difficile da interpretare.
Andrea Albini, consulente scientifico del CICAP, collaboratore di Le Scienze e Scienza&Paranormale che da anni si occupa di storia e divulgazione della scienza e della tecnologia, raccoglie in un ricco e documentato saggio informazioni altrimenti sparse tra le numerose biografie di Galileo, quando non nei documenti originali. Il libro fornisce un quadro finalmente esauriente di come il punto di vista di Galileo sull’astrologia si sia evoluto nel corso della vita dello scienziato, compito reso difficile dal fatto che molte lettere originali di Galileo sono andate perdute, ed il loro contenuto deve essere ricostruito a partire dalle risposte dei destinatari.
Negli anni dell’insegnamento, a Pisa e poi Padova, Galileo ha un rapporto ambivalente con l’astrologia: se, come richiesto all’epoca, insegna ai suoi studenti i rudimenti dell’astrologia medica e fa qualche oroscopo per i suoi amici o per le figlie, è tuttavia evidente il suo scetticismo. Si vede per esempio nella sua reazione ai tentativi di interpretazione in chiave astrologica della supernova del 1604, o nel fatto che spesso “passava” ad amici astrologi le richieste di oroscopo che gli arrivavano, come se fossero per lui una perdita di tempo. Perdita di tempo forse necessaria a Galileo, sempre alle prese con difficoltà economiche: come fa notare Margherita Hack nella prefazione, «il lavoro di astrologo, allora, come paradossalmente anche adesso, era molto più redditizio, dal punto di vista economico, di quello di matematico e astronomo».
Una “chicca” che Albini regala ai lettori è un fatto noto agli esperti solo da pochi anni (i documenti sono stati ritrovati e pubblicati solo nel 1991): già nel 1604 Galileo rischiò fortemente di andare sotto processo non per le sue idee copernicane, ma proprio per la pratica dell’astrologia giudiziaria, ossia previsionale, proibita dalla Chiesa perché contrastante con la dottrina cristiana del libero arbitrio. Grazie all’intervento della Repubblica di Venezia, sempre attiva nel tutelare la patavina libertas, il processo non cominciò neppure e le accuse furono lasciate cadere.
Arrivato infine a Firenze nel 1610, con la maggiore sicurezza economica Galileo si sente più libero di esprimere il suo parere sull’astrologia. Le posizioni sono sempre sfumate, probabilmente per non urtare la sensibilità dei suoi protettori, ma il disinteresse e lo scetticismo sono chiari nel Dialogo sopra i due massimi sistemi e nella corrispondenza con Tommaso Campanella o Federico Cesi, uno dei fondatori dell’Accademia dei Lincei. Con l’avvento della “nuova scienza” sperimentale, conclude Albini, «a partire dal 1615 l’astrologia sembrò a Galileo una cosa del passato».
Al di là della vicenda personale di Galileo, il libro riesce a dare un’idea dell’ambiguo e tormentato rapporto tra la scienza rinascimentale e l’astrologia, con la Chiesa che da un lato condanna la visione copernicana e dall’altro proibisce la pratica della divinazione astrologica e i filosofi che con difficoltà accettano un po’ alla volta il primato dell’osservazione sperimentale sulla speculazione filosofica, lasciando spazio ad una nuova figura: quella dello scienziato.
Andrea Albini, Oroscopi e cannocchiali. Galileo, gli astrologi e la nuova scienza. Roma: Avverbi (2008)
Non passa dibattito sull’astrologia senza che qualcuno tiri fuori l’argomentazione secondo la quale «gli stessi Keplero, Tycho Brahe, Copernico, Galileo credevano all’influenza degli astri e facevano gli oroscopi». Nel caso di Galileo, poi, l’argomentazione sarebbe ancora più forte perché lo scienziato pisano non solo ha dato un nuovo impulso all’astronomia puntando per la prima volta un cannocchiale verso il cielo, ma è anche stato il padre del metodo scientifico-sperimentale che è alla base della scienza moderna. Mentre per Tycho Brahe e Keplero abbiamo testimonianze che ci permettono di ricostruire chiaramente il loro punto di vista sull’astrologia, per quanto riguarda Galileo queste sono relativamente poche, sparse tra i molti documenti che ci sono pervenuti e, soprattutto, forniscono un quadro ambiguo e difficile da interpretare.
Andrea Albini, consulente scientifico del CICAP, collaboratore di Le Scienze e Scienza&Paranormale che da anni si occupa di storia e divulgazione della scienza e della tecnologia, raccoglie in un ricco e documentato saggio informazioni altrimenti sparse tra le numerose biografie di Galileo, quando non nei documenti originali. Il libro fornisce un quadro finalmente esauriente di come il punto di vista di Galileo sull’astrologia si sia evoluto nel corso della vita dello scienziato, compito reso difficile dal fatto che molte lettere originali di Galileo sono andate perdute, ed il loro contenuto deve essere ricostruito a partire dalle risposte dei destinatari.
Negli anni dell’insegnamento, a Pisa e poi Padova, Galileo ha un rapporto ambivalente con l’astrologia: se, come richiesto all’epoca, insegna ai suoi studenti i rudimenti dell’astrologia medica e fa qualche oroscopo per i suoi amici o per le figlie, è tuttavia evidente il suo scetticismo. Si vede per esempio nella sua reazione ai tentativi di interpretazione in chiave astrologica della supernova del 1604, o nel fatto che spesso “passava” ad amici astrologi le richieste di oroscopo che gli arrivavano, come se fossero per lui una perdita di tempo. Perdita di tempo forse necessaria a Galileo, sempre alle prese con difficoltà economiche: come fa notare Margherita Hack nella prefazione, «il lavoro di astrologo, allora, come paradossalmente anche adesso, era molto più redditizio, dal punto di vista economico, di quello di matematico e astronomo».
Una “chicca” che Albini regala ai lettori è un fatto noto agli esperti solo da pochi anni (i documenti sono stati ritrovati e pubblicati solo nel 1991): già nel 1604 Galileo rischiò fortemente di andare sotto processo non per le sue idee copernicane, ma proprio per la pratica dell’astrologia giudiziaria, ossia previsionale, proibita dalla Chiesa perché contrastante con la dottrina cristiana del libero arbitrio. Grazie all’intervento della Repubblica di Venezia, sempre attiva nel tutelare la patavina libertas, il processo non cominciò neppure e le accuse furono lasciate cadere.
Arrivato infine a Firenze nel 1610, con la maggiore sicurezza economica Galileo si sente più libero di esprimere il suo parere sull’astrologia. Le posizioni sono sempre sfumate, probabilmente per non urtare la sensibilità dei suoi protettori, ma il disinteresse e lo scetticismo sono chiari nel Dialogo sopra i due massimi sistemi e nella corrispondenza con Tommaso Campanella o Federico Cesi, uno dei fondatori dell’Accademia dei Lincei. Con l’avvento della “nuova scienza” sperimentale, conclude Albini, «a partire dal 1615 l’astrologia sembrò a Galileo una cosa del passato».
Al di là della vicenda personale di Galileo, il libro riesce a dare un’idea dell’ambiguo e tormentato rapporto tra la scienza rinascimentale e l’astrologia, con la Chiesa che da un lato condanna la visione copernicana e dall’altro proibisce la pratica della divinazione astrologica e i filosofi che con difficoltà accettano un po’ alla volta il primato dell’osservazione sperimentale sulla speculazione filosofica, lasciando spazio ad una nuova figura: quella dello scienziato.
mercoledì 17 dicembre 2008
Non c'è più religione...
...guardate cosa ha trovato questa mattina il prof. Sentimento Cuorcontento dal giornalaio interno del CERN (sì, del CERN).
Eccolo lì, vicino al faccione abbronzato di Craig Venter sulla copertina di Seed: Votre Horoscope, quattro franchi svizzeri (Seed ne costa dieci in più). Secondo voi quale ho comprato?
Eccolo lì, vicino al faccione abbronzato di Craig Venter sulla copertina di Seed: Votre Horoscope, quattro franchi svizzeri (Seed ne costa dieci in più). Secondo voi quale ho comprato?
martedì 16 dicembre 2008
Spaggeti al nitrogeno
Come regola di vita, quando il prof. Sentimento Cuorcontento è in viaggio all'estero (come in questo momento è al CERN) si rifiuta di mangiare nei ristoranti italiani. In primis, se l'evoluzione in un dato ecosistema ha favorito lo sviluppo del boeuf bourguignon invece del brasato o del forno tandoori invece di quello per la pizza, una ragione ci sarà. In secondo luogo, se un ristorante non riesce a scrivere "spaghetti" con le "h" e le doppie al posto giusto, non si capisce perchè dovrebbe cuocerli al dente.
Non che noi italiani siamo molto meglio: pensate in quanti modi avete visto scritto "wurstel". E su Repubblica.it ieri campeggiava un articolo sulla cucina molecolare che citava più volte l'uso del nitrogeno liquido. AZOTO! In inglese è nitrogen, ma in italiano è AZOTO!
Chi se ne frega, direte probabilmente; oggi il prof. S. C. veramente non aveva niente da dire e avrebbe fatto meglio a star zitto piuttosto che propinarci queste banalità un po' da provinciale.
E veniamo quindi a quello che ha fatto scatenare questo sproloquio. È tornato sul mio comodino The God Particle di Leon Lederman (non lo avevo finito), di cui avevamo parlato brevemente qui. Colgo l'occasione per il riferimento completo: l'edizione italiana è purtroppo fuori catalogo, ma magari si trova ancora in giro.
Non che noi italiani siamo molto meglio: pensate in quanti modi avete visto scritto "wurstel". E su Repubblica.it ieri campeggiava un articolo sulla cucina molecolare che citava più volte l'uso del nitrogeno liquido. AZOTO! In inglese è nitrogen, ma in italiano è AZOTO!
Chi se ne frega, direte probabilmente; oggi il prof. S. C. veramente non aveva niente da dire e avrebbe fatto meglio a star zitto piuttosto che propinarci queste banalità un po' da provinciale.
E veniamo quindi a quello che ha fatto scatenare questo sproloquio. È tornato sul mio comodino The God Particle di Leon Lederman (non lo avevo finito), di cui avevamo parlato brevemente qui. Colgo l'occasione per il riferimento completo: l'edizione italiana è purtroppo fuori catalogo, ma magari si trova ancora in giro.
Leon Lederman, Dick Teresi The God Particle. If the universe is the answer, what is the question? Boston: Mariner (1996) Tr. it. La particella di Dio. Se l'universo è la risposta, qual è la domanda? Milano: Mondadori (1995)Insomma, sono arrivato intorno a pag. 220, dove Lederman racconta della scoperta del pione nel 1947 (che cos'è il pione ora non importa, basti sapere che è una particella) da parte di un gruppo di cui faceva parte il fisico italiano Giuseppe "Beppo" Occhialini. E cosa scrive Lederman?
The most colorful of the above trio was Occiallini, known as "Beppo" to his friends.Occiallini. Persino Lederman... forse dovremmo abolire le "h" e le doppie, in italiano.
lunedì 15 dicembre 2008
Ce l'ho fatta!
Vi ricordate che avevo promesso pubblicamente di finire il comunicato stampa di fine anno sulle previsioni sbagliate? Ebbene, ce l'ho fatta! Il comunicato è pronto e Andrea Proietti Lupi, che ha coordinato la raccolta delle previsioni, sta ricontrollando tutto per bene (specialmente quelle sul gossip, su cui il prof. Sentimento Cuorcontento ha un'idea piuttosto vaga e sa solo che di solito c'entra Paris Hilton).
Dovrete naturalmente pazientare ancora una quindicina di giorni per leggerlo, ma tornate pure su questo blog verso l'inizio dell'anno, oppure leggete i giornali e dovreste sentirne parlare...
Dovrete naturalmente pazientare ancora una quindicina di giorni per leggerlo, ma tornate pure su questo blog verso l'inizio dell'anno, oppure leggete i giornali e dovreste sentirne parlare...
venerdì 12 dicembre 2008
Formiche nei polmoni
Dicevamo di segmentazioni dell'ippocampo e colonie di formiche virtuali...
Per aver qualche speranza di curare il cancro ai polmoni, come in molte altre forme, è molto importante poterlo diagnosticare molto presto, questo lo sanno tutti. Come si fa?
Il cancro ai polmoni si manifesta con noduli, a volte molto piccoli, nel tessuto polmonare. Per trovarli, si può ottenere una ricostruzione tridimensionale dei polmoni per mezzo della Tomografia Computerizzata: ogni tomografia è composta da molte "fette", anche trecento, nelle quali cercare gli intrusi senza confonderli con altre strutture (ad esempio, un vaso sanguigno visto in sezione è rotondo proprio come un nodulo). Non solo: bisogna poterli trovare abbastanza in fretta, se uno vuole mettere su un programma di screening come quello di cui si parla qui senza dover pagare centinaia di radiologi. Dato che lo stipendio di un computer è molto più basso di quello di un medico (basta passargli un po' di corrente, e non vuole mai andare ai congressi alle Maldive), si può provare a risparmiare facendo trovare i noduli a lui.
Ma se per un essere umano (a patto che sia abbastanza allenato) cercare degli oggetti rotondi sullo sfondo irregolare del tessuto polmonare non è troppo difficile, per un computer la storia è diversa: bisogna insegnargli tutto da zero, incluso cosa vuol dire "rotondo".
Per semplificare la vita al software che deve cercare i noduli, una buona idea è riconoscere i bronchi ed i vasi sanguigni, che hanno una struttura ad albero, e dire al programma di non cercare lì. Questa operazione, in gergo, si chiama segmentazione: individuare i confini di una struttura in una immagine.
Esistono numerosi sistemi, più o meno semplici, più o meno efficaci, ma uno è il più figo: si tratta di liberare nell'albero bronchiale uno sciame di formiche e lasciarle esplorare i rami. Nientemeno.
Le formiche virtuali, dicevamo, sono programmate per comportarsi in modo simile a quelle vere: si spostano alla ricerca di cibo, si riproducono e, dopo un po', muoiono.
Nel 1995 Dante Chialvo e Mark Millonas, del Santa Fe Institute, hanno fatto una pensata: le singole formiche non sanno praticamente nulla, ma la colonia nel suo complesso impara e si costruisce un po' alla volta una mappa cognitiva dell'ambiente in cui si muove. Secondo Chialvo e Millonas, questo è simile a quello che accade nei mammiferi: in questi la mappa cognitiva sta nel cervello, mentre quelle costruite dalla colonia sono sovrapposte all'ambiente stesso.
Bisogna adesso "programmare" le formiche per esplorare l'albero bronchiale. L'ambiente virtuale in cui si muovono, cioè la ricostruzione in tre dimensioni del polmone, è divisa in voxel: cubetti che sono l'equivalente tridimensionale dei pixel. L'immagine è in scala di grigi: ogni voxel è caratterizzato da una intensità, cioè quanto è "chiaro" il grigio dell'immagine in quel punto. Le leggi che regolano il comportamente delle formiche sono abbastanza semplici:
La "mappa" del feromone rilasciato dalle formiche servirà ad individuare l'oggetto da "segmentare", in questo caso l'albero dei bronchi, che risulterà costituito da tutti e soli i voxel che contengono una quantità di feromone superiore ad un certo valore.
Funziona? Sembra di sì. Provato su oggetti "artificiali" come quelli della figura qui sopra, più semplici dei polmoni, le formiche esplorano tutti i passaggi e i meandri senza troppa fatica. Naturalmente nelle immagini vere dei polmoni ci mettono molto di più, e bisogna fare ancora del lavoro perchè non facciano qualche pasticcio come perdere i bronchi più piccoli, ma il sistema è molto promettente.
Per finire, una dritta. Quello delle formiche è un sistema complesso, e la mappatura è un fenomeno emergente. Per sapere di più sulla storia del Santa Fe Institute, della nascita della scienza dei sistemi complessi e cose così, c'è il libro di Morris Waldrop qui accanto. Un po' vecchiotto e forse non scorrevolissimo, ma vale lo sforzo.
Per aver qualche speranza di curare il cancro ai polmoni, come in molte altre forme, è molto importante poterlo diagnosticare molto presto, questo lo sanno tutti. Come si fa?
Il cancro ai polmoni si manifesta con noduli, a volte molto piccoli, nel tessuto polmonare. Per trovarli, si può ottenere una ricostruzione tridimensionale dei polmoni per mezzo della Tomografia Computerizzata: ogni tomografia è composta da molte "fette", anche trecento, nelle quali cercare gli intrusi senza confonderli con altre strutture (ad esempio, un vaso sanguigno visto in sezione è rotondo proprio come un nodulo). Non solo: bisogna poterli trovare abbastanza in fretta, se uno vuole mettere su un programma di screening come quello di cui si parla qui senza dover pagare centinaia di radiologi. Dato che lo stipendio di un computer è molto più basso di quello di un medico (basta passargli un po' di corrente, e non vuole mai andare ai congressi alle Maldive), si può provare a risparmiare facendo trovare i noduli a lui.
Ma se per un essere umano (a patto che sia abbastanza allenato) cercare degli oggetti rotondi sullo sfondo irregolare del tessuto polmonare non è troppo difficile, per un computer la storia è diversa: bisogna insegnargli tutto da zero, incluso cosa vuol dire "rotondo".
Per semplificare la vita al software che deve cercare i noduli, una buona idea è riconoscere i bronchi ed i vasi sanguigni, che hanno una struttura ad albero, e dire al programma di non cercare lì. Questa operazione, in gergo, si chiama segmentazione: individuare i confini di una struttura in una immagine.
Esistono numerosi sistemi, più o meno semplici, più o meno efficaci, ma uno è il più figo: si tratta di liberare nell'albero bronchiale uno sciame di formiche e lasciarle esplorare i rami. Nientemeno.
P. Cerello, S. Cheran et al., "The Channeler Ant Model: Object Segmentation with Virtual Ant Colonies" Proceedings of IEEE Medical Imaging Conference 2008, Dresda (in press).Le formiche sono, naturalmente, virtuali: non è scontato dirlo, quando a Udine il prof. Sentimento Cuorcontento stava raccontandolo ad una mostra sull'innovazione tecnologica un visitatore ha chiesto, tra il disgustato e lo stupito, se davvero mettevamo le formiche nei polmoni della gente...
Per non prendermi glorie non meritate: sono solo marginalmente coinvolto in questo particolare lavoro. Il grosso lo hanno fatto Piergiorgio e Sorin, un dottorando di Bucarest in Italia con una borsa dell'ASP.
Le formiche virtuali, dicevamo, sono programmate per comportarsi in modo simile a quelle vere: si spostano alla ricerca di cibo, si riproducono e, dopo un po', muoiono.
Nel 1995 Dante Chialvo e Mark Millonas, del Santa Fe Institute, hanno fatto una pensata: le singole formiche non sanno praticamente nulla, ma la colonia nel suo complesso impara e si costruisce un po' alla volta una mappa cognitiva dell'ambiente in cui si muove. Secondo Chialvo e Millonas, questo è simile a quello che accade nei mammiferi: in questi la mappa cognitiva sta nel cervello, mentre quelle costruite dalla colonia sono sovrapposte all'ambiente stesso.
Chialvo, D. e Millonas, M. "How swarms build cognitive maps". The Biology and Technology of Intelligent Autonomous Agents, 144:439–450 (1995). Online qui.Come? Ogni formica, mentre si sposta alla ricerca di cibo, lascia per terra una traccia di feromone, una sostanza che le altre formiche possono "annusare" (naturalmente in biologia è un po' più complicato di così, ma qui si parla di formiche virtuali, non complichiamo inutilmente le cose). La formica può depositare più o meno feromone a seconda delle condizioni esterne, e più formiche saranno passate in un certo punto, più feromone ci sarà in quel punto. La "mappa" del feromone depositato, secondo i due, è proprio la mappa cognitiva che la colonia si è costruita.
Bisogna adesso "programmare" le formiche per esplorare l'albero bronchiale. L'ambiente virtuale in cui si muovono, cioè la ricostruzione in tre dimensioni del polmone, è divisa in voxel: cubetti che sono l'equivalente tridimensionale dei pixel. L'immagine è in scala di grigi: ogni voxel è caratterizzato da una intensità, cioè quanto è "chiaro" il grigio dell'immagine in quel punto. Le leggi che regolano il comportamente delle formiche sono abbastanza semplici:
- Le formiche partono da un "nido" opportunamente piazzato vicino alla radice dell'albero bronchiale.
- Ad ogni "passo", una formica si sposta da un voxel a uno di quelli adiacenti. Il voxel è scelto a caso, ma è più probabile che la formica vada in uno dove altre hanno già depositato del feromone. Questa probabilità è regolata da un numero chiamato (tenetevi) sensibilità osmotropotassica.
- In ogni voxel non può stare più di una formica.
- Ogni volta che passa su un voxel, la formica lascia un po' di feromone. Quanto ne lascia dipende in generale dall'intensità dei voxel lì intorno.
- Una formica parte con una certa "energia vitale"; ad ogni passo, questa aumenta o diminuisce a seconda di quanto feromone la formica ha rilasciato.
- Quando l'energia diminuisce sotto un certo valore minimo, la formica muore.
- Quando l'energia cresce oltre un valore massimo, la formica si riproduce generando altre formiche.
- Quando una formica raggiunge il bordo dell'immagine tridimensionale, casca giù e muore.
La "mappa" del feromone rilasciato dalle formiche servirà ad individuare l'oggetto da "segmentare", in questo caso l'albero dei bronchi, che risulterà costituito da tutti e soli i voxel che contengono una quantità di feromone superiore ad un certo valore.
Funziona? Sembra di sì. Provato su oggetti "artificiali" come quelli della figura qui sopra, più semplici dei polmoni, le formiche esplorano tutti i passaggi e i meandri senza troppa fatica. Naturalmente nelle immagini vere dei polmoni ci mettono molto di più, e bisogna fare ancora del lavoro perchè non facciano qualche pasticcio come perdere i bronchi più piccoli, ma il sistema è molto promettente.
Per finire, una dritta. Quello delle formiche è un sistema complesso, e la mappatura è un fenomeno emergente. Per sapere di più sulla storia del Santa Fe Institute, della nascita della scienza dei sistemi complessi e cose così, c'è il libro di Morris Waldrop qui accanto. Un po' vecchiotto e forse non scorrevolissimo, ma vale lo sforzo.
Morris Mitchell Waldrop, Complessità. Uomini e idee al confine tra ordine e caos. Torino: Instar Libri (1995)E l'ippocampo? L'ippocampo non c'entra coi polmoni (sta nel cervello), c'entra con le mappe cognitive ma il prof. Sentimento Cuorcontento, per quanto ferrato in ogni aspetto dello scibile umano, ne sa ben poco. Quindi magari ne parliamo un'altra volta.
Paroline:
formiche,
imaging,
informatica,
pontificazioni
mercoledì 10 dicembre 2008
In partenza per Bari
Molti (OK, non tantissimi) si saranno magari domandati che cosa fa il prof. Sentimento Cuorcontento nel poco tempo libero lasciatogli dal blog.
Bene, una tra le varie cose a cui collaboro è il progetto MAGIC-V dell'INFN (MAGIC sta per Medical Applications on a Grid Infrastructure Connection: i fisici vanno pazzi per gli acronimi scemi), che si occupa di usare per l'analisi di immagini mediche (mammografie, PET, cose così) strumenti e tecniche sviluppati per la fisica delle particelle. Domani e dopodomani c'è il collaboration meeting a Bari, e il prof. S. C. è in partenza. Rimanete sintonizzati se vi incuriosiscono cose come la segmentazione dell'ippocampo o le colonie di formiche virtuali (che c'entrano?).
Nel frattempo, vi lascio con un mystero. Nella cattedrale di San Nicola, a Bari, c'è una mysteriosa iscrizione incisa su una lastra d'argento: nessuno sa con certezza cosa significhi. In un articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno nel 2003 si racconta come (forse) un ricercatore del CNR abbia trovato una parziale soluzione abbastanza prosaica, mentre un tale Vincenzo Dell'Aere (che lo stesso articolo definisce "gnostico") propone una traduzione alternativa in cui, a quanto pare, entra anche il Santo Graal. Se trovo un secondo di tempo indago un po' più a fondo. Intanto: secondo voi quale delle due traduzioni alternative ha scelto l'ineffabile Giacobbo?
Bene, una tra le varie cose a cui collaboro è il progetto MAGIC-V dell'INFN (MAGIC sta per Medical Applications on a Grid Infrastructure Connection: i fisici vanno pazzi per gli acronimi scemi), che si occupa di usare per l'analisi di immagini mediche (mammografie, PET, cose così) strumenti e tecniche sviluppati per la fisica delle particelle. Domani e dopodomani c'è il collaboration meeting a Bari, e il prof. S. C. è in partenza. Rimanete sintonizzati se vi incuriosiscono cose come la segmentazione dell'ippocampo o le colonie di formiche virtuali (che c'entrano?).
Nel frattempo, vi lascio con un mystero. Nella cattedrale di San Nicola, a Bari, c'è una mysteriosa iscrizione incisa su una lastra d'argento: nessuno sa con certezza cosa significhi. In un articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno nel 2003 si racconta come (forse) un ricercatore del CNR abbia trovato una parziale soluzione abbastanza prosaica, mentre un tale Vincenzo Dell'Aere (che lo stesso articolo definisce "gnostico") propone una traduzione alternativa in cui, a quanto pare, entra anche il Santo Graal. Se trovo un secondo di tempo indago un po' più a fondo. Intanto: secondo voi quale delle due traduzioni alternative ha scelto l'ineffabile Giacobbo?
martedì 9 dicembre 2008
Non potevo essere l'unico blog senza Biowashball
Da qualche giorno sembra che non si possa avere un blog a carattere scientifico "scettico" senza parlare delle Biowashball: sono degli aggeggi svizzeri (anche se in realtà sono probabilmente fabbricati in Cina) che servirebbero a lavare la biancheria senza detersivo o quasi, che hanno tra il loro maggiori estimatori Beppe Grillo, non nuovo a imprudenti sponsorizzazioni di bufale.
Non ne parliamo perciò anche qui (lo sta facendo benissimo, come al solito, Paolo Attivissimo) ma colgo l'occasione per segnalare il bel blog di Dario Bressanini su Le Scienze. Il post di sabato risuona moltissimo con le idee del prof. Sentimento Cuorcontento:
Non ne parliamo perciò anche qui (lo sta facendo benissimo, come al solito, Paolo Attivissimo) ma colgo l'occasione per segnalare il bel blog di Dario Bressanini su Le Scienze. Il post di sabato risuona moltissimo con le idee del prof. Sentimento Cuorcontento:
Il fatto è che sempre, prima di cominciare a cercare spiegazioni scientifiche di qualunque fenomeno, si deve essere certi che il fenomeno esista davvero.Andrebbe ripetuto come un mantra, insieme a Correlazione non implica causalità.
domenica 7 dicembre 2008
Un post della domenica
Come da titolo, un post della domenica: mezza tavola da Paperino e il mistero degli Incas, di Cral Barks, 1949 (che c'entra? C'entra.)
Godetevela prima che la Disney mi becchi e me la faccia togliere...
sabato 6 dicembre 2008
C'è DVD e DVD
Negli ultimi mesi sono usciti in edicola almeno due DVD che vale la pena di comprare.
Il primo, che in realtà sono due, è la raccolta completa di tutti gli articoli di Le Scienze dal primo numero ad oggi, pubblicato in occasione nel del quarantennale. Il programma per la navigazione nei due DVD fa francamente schifo, e nei PDF degli articoli potevano fare lo sforzo di eliminare lo sfondo ingiallito della pagina, ma la sostanza c'è e si possono fare delle meravigliose passeggiate storiche attravesto quarant'anni di cultura scientifica.
Prima di parlare dell'altro DVD, vi devo fare una confessione. Sono ormai molti anni che il prof. Sentimento Cuorcontento quasi ogni domenica compra il Sole 24 Ore, tiene il supplemento culturale (che legge in treno o in aereo alla prima occasione) e butta via il resto del giornale, un po' come il Signore di Scandicci; non avrei mai confessato una cosa così snob se non avessi scoperto che il commissario Montalbano fa proprio lo stesso.
Dunque, quale non è stata la gioia del prof. S.C. quando ha visto in edicola la raccolta in DVD di tutti gli articoli del supplemento in occasione del venticinquennale! L'ho naturalmente subito comprato per la non astronomica somma di 12 euro e novanta (per "venticinque anni di idee": sono poco più di cinquanta centesimi all'anno, si può fare).
Com'è il programma di navigazione? I contenuto sono in PDF, testo o cosa? Si possono fare ricerche? Non lo so.
Perchè il DVD contiene un sacco di file in qualche formato proprietario, un eseguibile per Windows e basta. Nel MacBook del prof. Sentimento Cuorcontento tanto varrebbe metterci il DVD di Scuola di Polizia 7.
Ma si può?
Il primo, che in realtà sono due, è la raccolta completa di tutti gli articoli di Le Scienze dal primo numero ad oggi, pubblicato in occasione nel del quarantennale. Il programma per la navigazione nei due DVD fa francamente schifo, e nei PDF degli articoli potevano fare lo sforzo di eliminare lo sfondo ingiallito della pagina, ma la sostanza c'è e si possono fare delle meravigliose passeggiate storiche attravesto quarant'anni di cultura scientifica.
Prima di parlare dell'altro DVD, vi devo fare una confessione. Sono ormai molti anni che il prof. Sentimento Cuorcontento quasi ogni domenica compra il Sole 24 Ore, tiene il supplemento culturale (che legge in treno o in aereo alla prima occasione) e butta via il resto del giornale, un po' come il Signore di Scandicci; non avrei mai confessato una cosa così snob se non avessi scoperto che il commissario Montalbano fa proprio lo stesso.
Dunque, quale non è stata la gioia del prof. S.C. quando ha visto in edicola la raccolta in DVD di tutti gli articoli del supplemento in occasione del venticinquennale! L'ho naturalmente subito comprato per la non astronomica somma di 12 euro e novanta (per "venticinque anni di idee": sono poco più di cinquanta centesimi all'anno, si può fare).
Com'è il programma di navigazione? I contenuto sono in PDF, testo o cosa? Si possono fare ricerche? Non lo so.
Perchè il DVD contiene un sacco di file in qualche formato proprietario, un eseguibile per Windows e basta. Nel MacBook del prof. Sentimento Cuorcontento tanto varrebbe metterci il DVD di Scuola di Polizia 7.
Ma si può?
venerdì 5 dicembre 2008
Sei cose impossibili prima di colazione
Sto tentando di leggere Sei cose impossibili prima di colazione (lo trovo interessante ma un po' palloso, francamente... non è scintillante come il blog del prof. Sentimento Cuorcontento, per intenderci). Il sottotitolo è "Le origini evolutive delle credenze", però mi sembra che Wolpert manchi completamente il punto quando parla di scienza, religione, psicologia e paranormale. La questione è molto più semplice.
Lo sanno tutti che le credenze si sono evolute dai comodini quando, con l'estinzione dei letti a baldacchino, si è liberata una nicchia ecologica per mobili di grandi dimensioni. Non è chiaro quando si siano differenziati dai guardaroba, a causa della mancanza di testimonianze fossili, ma la teoria più diffusa è che si siano differenziati per speciazione allopatrica quando l'ambiente della cucina è stato separato da quello della camera da letto.
Lo sanno tutti che le credenze si sono evolute dai comodini quando, con l'estinzione dei letti a baldacchino, si è liberata una nicchia ecologica per mobili di grandi dimensioni. Non è chiaro quando si siano differenziati dai guardaroba, a causa della mancanza di testimonianze fossili, ma la teoria più diffusa è che si siano differenziati per speciazione allopatrica quando l'ambiente della cucina è stato separato da quello della camera da letto.
L. Wolpert, Sei cose impossibili prima di colazione. Le origini evolutive delle credenze. Torino: Codice (2008)Nota: non ho resistito, portate pazienza. Inauguro con questo post il tag 'vaccate'... prometto che non lo userò spesso.
giovedì 4 dicembre 2008
Apparizione mistica in via Marsala, Roma!
Rubo a Paolo Attivissimo il tag "apparizione mistica", perchè in questo caso proprio di questo si tratta... provate a cliccare su questo link Google Maps, e zoomate sui due passanti sulla destra.
Ebbene sì: quello a sinistra con la giacca di velluto beige da Nanni Moretti e la faccia un po' così che si addice alle apparizioni mistiche, è nientemeno che il prof. Sentimento Cuorcontento in persona!
Qualche fisico torinese probabilmente riconoscerà anche il secondo passante...
Ebbene sì: quello a sinistra con la giacca di velluto beige da Nanni Moretti e la faccia un po' così che si addice alle apparizioni mistiche, è nientemeno che il prof. Sentimento Cuorcontento in persona!
Qualche fisico torinese probabilmente riconoscerà anche il secondo passante...
Paroline:
apparizione mistica,
google maps
Dal Baden-Württenberg al Brasile
Dicevamo ieri che dall'analisi spettrale fatta dai due tedeschi si vede qualcosa di più. Infatti, dalla figura qui accanto (cliccateci sopra per vederla più grande) si nota qualche picco in più. In particolare, dato che loro hanno molti più dati su un periodo molto lungo, riescono ad arrivare a periodicità più vicine alla "frequenza di campionamento" di un giorno, regione in cui nel grafico di ieri non si capiva niente. E infatti ecco che compare una periodicità settimanale (il picco a sette giorni), che probabilmente è dovuto principalmente ai parti "programmati": nessuna ostetrica ragionevole, se appena ne può fare a meno, programma di lavorare nel week-end...
O.Kuss, A. Kuehn, "Lunar cycle and the number of births: A spectral analysis of 4,071,669 births from South-Western Germany" Acta Obstet Gynecol Scand. 1-2 (2008).Altra cosa: scrivevo sempre ieri che mi sembrava che il lavoro di Cuneo-Saluzzo fosse la prima applicazione dell'analisi spettrale a questo argomento. In realtà non è vero, perchè esiste un curioso lavoro pubblicato da un tizio di Bratislava sul Brazilian Journal of Medical and Biological Research in cui si studiano circa 5000 nascite nella città di Passo Fundo, nel sud del Brasile, tra il 1997 e il 1999.
M. Mikulecky, H.R.K Lisboa, "Daily birth numbers in Passo Fundo, South Brazil, 1997-199: trends and periodicities" Braz J Med Biol Res. 35:985 (2002)Il campione è piuttosto piccolo, ma applicando una panoplia di tecniche diverse (di alcune delle quali il prof. Sentimento Cuorcontento ammette di non aver mai sentito parlare) Mikulecky & Lisboa trovano un sacco di cose: che c'è una periodicità importante a 6.98 giorni, che i bambini nascono di più il giovedì, e che sembra esserci una correlazione con il mese tropico (27.32 giorni) e la sua quarta armonica (6.83 giorni). Secondo gli autori, questo confermerebbe le scoperte di Svante Arrhenius (quello dell'elettrochimica e della panspermia) e il concetto dei multiseptanti di Derer-Halberg (qualunque cosa siano)... mah. Bisognerebbe che qualcuno più del mestiere di me desse una scorsa all'articolo. Volontari?
Paroline:
cicap,
fourier,
luna,
nascite,
pontificazioni
mercoledì 3 dicembre 2008
Nove mesi dopo capodanno
Con la luna piena ai licantropi crescono peli e zanne. Con la luna piena è meglio non imbottigliare il vino. Con la luna piena nascono più bambini, al punto che nel reparto maternità di molti ospedali si organizzano doppi turni di lavoro per le ostetriche.
I primi due fenomeni sono difficilmente verificabili (per indisponibilità di licantropi e scarsa propensione a rischiare di rovinare il vino buono), mentre il terzo provoca di tanto in tanto la pubblicazione di un articolo su riviste che parlano di cose su cui i maschietti preferiscono sorvolare, con nomi come Minerva Ginecologica o Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica.
È proprio su quest'ultima che due tizi dell'università di Halle-Wittenberg hanno appena pubblicato un lavoro interessante non solo per le dimensioni spropositate del campione preso in considerazione (più di quattro milioni di nascite tra il 1966 e il 2003), ma anche per la tecnica usata, che fa venire un po' il nervoso al prof. Sentimento Cuorcontento per una ragione che vedremo.
La prima cosa che viene in mente è poi fare un binning, cioè suddividere le nascite a seconda della fase lunare e vedere se c'è una evidente disparità: il grafico che viene fuori si chiama istogramma. Questo è il metodo più ovvio, ma richiede un po' di attenzione nel ripulire il campione da fenomeni che potrebbero complicare le cose, come i parti "programmati", e soprattutto contiene una certa dose di arbitrarietà nello scegliere la suddivisione in classi (primo quarto, piena, ultimo quarto, nuova? Oppure otto classi, o ancora di più?) .
C'è però un altro metodo più figo. L'analisi spettrale, o analisi di Fourier, è una tecnica matematica che permette di determinare le periodicità di un fenomeno dipendente dal tempo. Un esempio immediato è il suono: supponiamo di suonare una nota precisa, diciamo il 'la' standard a 440 Hz, in un ambiente rumoroso. Come faccio a sapere qual è la frequenza della nota? Facile: digitalizzo il suono registrato, faccio girare un programmino che ne fa l'analisi di Fourier ed ecco che ho sullo schermo del mio computer un grafico più o meno piatto (il rumore di fondo) con un "picco" in corrispondenza della frequenza della nota. Se avesso suonato due note contemporaneamente, avrei avuto due picchi (devo andare avanti?).
Il numero delle nascite in funzione del tempo è la stessa cosa: stiamo cercando il 'suono' che corrisponde ad un periodo di 29.53 giorni (la durata di un mese lunare; la frequenza corrispondente è circa 0.4×10-6 Hz) dentro il 'rumore' generato dai bambini che nascono un po' quando pare a loro.
Perchè questo metodo fa venire il nervoso al prof. Sentimento Cuorcontento? Perchè qualche anno fa alcuni soci del CICAP di Cuneo avevano ottenuto un file con tutte le date di nascita registrate nei comuni di Cuneo e Savigliano dal 1923 al 2002, più di 75000, e su suggerimento del prof. Sentimento Cuorcontento, avevano fatto un ottimo lavoro con l'analisi spettrale ei loro dati... solo che non lo abbiamo mai pubblicato se non qui! Sarebbe stata, credo, la prima applicazione dell'analisi spettrale al problema.
Il risultato dell'analisi di Fourier applicata ai dati di Cuneo e Saluzzo è nel grafico qui accanto. Si vedono due bei picchi (su cui torneremo tra un momento), ma in corrispondenza di 29 giorni non si vede nulla! Verrebbe da concludere che non è affatto vero che nascono più bambini con la Luna piena (nè, dato il tipo di analisi, in corrispondenza di nessuna particolare fase della Luna)... per essere proprio sicuri, il gruppo di Cuneo ha fatto un esperimento. Ha "drogato" i dati inserendo una finta periodicità, ossia aggiungendo delle finte nascite in corrispondenza dei periodi di Luna piena, in modo da simulare il fenomeno cercato. Rifacendo l'analisi, ecco che il picco a 29 giorni spunta ben visibile (il grafico è qui).
Ma cosa significano i due picchi a 365 e 182 giorni? Significano che il numero dei nati non è completamente casuale, ma ha una periodicità annuale.
I due tedeschi hanno esattamente lo stesso risultato, e con così tanti dati si vede anche qualcosa di più, ma questo post è già fin troppo lungo. Magari ne parliamo domani.
Nota: Grazie a Fabrizio Bonetto, Fabio Pennacino e Marco Martini del gruppo CICAP di Cuneo!
I primi due fenomeni sono difficilmente verificabili (per indisponibilità di licantropi e scarsa propensione a rischiare di rovinare il vino buono), mentre il terzo provoca di tanto in tanto la pubblicazione di un articolo su riviste che parlano di cose su cui i maschietti preferiscono sorvolare, con nomi come Minerva Ginecologica o Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica.
È proprio su quest'ultima che due tizi dell'università di Halle-Wittenberg hanno appena pubblicato un lavoro interessante non solo per le dimensioni spropositate del campione preso in considerazione (più di quattro milioni di nascite tra il 1966 e il 2003), ma anche per la tecnica usata, che fa venire un po' il nervoso al prof. Sentimento Cuorcontento per una ragione che vedremo.
O.Kuss, A. Kuehn, "Lunar cycle and the number of births: A spectral analysis of 4,071,669 births from South-Western Germany" Acta Obstet. Gynecol. Scand. 1-2 (2008).Come si fa a scoprire se davvero nascono più bambini con la luna piena? Tanto per cominciare bisogna naturalmente procurarsi le date di nascita del più grande numero di persone possibile.
La prima cosa che viene in mente è poi fare un binning, cioè suddividere le nascite a seconda della fase lunare e vedere se c'è una evidente disparità: il grafico che viene fuori si chiama istogramma. Questo è il metodo più ovvio, ma richiede un po' di attenzione nel ripulire il campione da fenomeni che potrebbero complicare le cose, come i parti "programmati", e soprattutto contiene una certa dose di arbitrarietà nello scegliere la suddivisione in classi (primo quarto, piena, ultimo quarto, nuova? Oppure otto classi, o ancora di più?) .
C'è però un altro metodo più figo. L'analisi spettrale, o analisi di Fourier, è una tecnica matematica che permette di determinare le periodicità di un fenomeno dipendente dal tempo. Un esempio immediato è il suono: supponiamo di suonare una nota precisa, diciamo il 'la' standard a 440 Hz, in un ambiente rumoroso. Come faccio a sapere qual è la frequenza della nota? Facile: digitalizzo il suono registrato, faccio girare un programmino che ne fa l'analisi di Fourier ed ecco che ho sullo schermo del mio computer un grafico più o meno piatto (il rumore di fondo) con un "picco" in corrispondenza della frequenza della nota. Se avesso suonato due note contemporaneamente, avrei avuto due picchi (devo andare avanti?).
Il numero delle nascite in funzione del tempo è la stessa cosa: stiamo cercando il 'suono' che corrisponde ad un periodo di 29.53 giorni (la durata di un mese lunare; la frequenza corrispondente è circa 0.4×10-6 Hz) dentro il 'rumore' generato dai bambini che nascono un po' quando pare a loro.
Perchè questo metodo fa venire il nervoso al prof. Sentimento Cuorcontento? Perchè qualche anno fa alcuni soci del CICAP di Cuneo avevano ottenuto un file con tutte le date di nascita registrate nei comuni di Cuneo e Savigliano dal 1923 al 2002, più di 75000, e su suggerimento del prof. Sentimento Cuorcontento, avevano fatto un ottimo lavoro con l'analisi spettrale ei loro dati... solo che non lo abbiamo mai pubblicato se non qui! Sarebbe stata, credo, la prima applicazione dell'analisi spettrale al problema.
Il risultato dell'analisi di Fourier applicata ai dati di Cuneo e Saluzzo è nel grafico qui accanto. Si vedono due bei picchi (su cui torneremo tra un momento), ma in corrispondenza di 29 giorni non si vede nulla! Verrebbe da concludere che non è affatto vero che nascono più bambini con la Luna piena (nè, dato il tipo di analisi, in corrispondenza di nessuna particolare fase della Luna)... per essere proprio sicuri, il gruppo di Cuneo ha fatto un esperimento. Ha "drogato" i dati inserendo una finta periodicità, ossia aggiungendo delle finte nascite in corrispondenza dei periodi di Luna piena, in modo da simulare il fenomeno cercato. Rifacendo l'analisi, ecco che il picco a 29 giorni spunta ben visibile (il grafico è qui).
Ma cosa significano i due picchi a 365 e 182 giorni? Significano che il numero dei nati non è completamente casuale, ma ha una periodicità annuale.
182 è la metà di 365; con tutta probabilità il picco non corrisponde ad un fenomeno reale, ma è una "armonica" del picco principale a 365 giorni: un artefatto tipico di questo tipo di analisi.C'è un effetto stagionale, credo fisiologico (nel senso che la fertilità ha un qualche ritmo annuale), ma a questo si sovrappongono alcune periodicità "culturali". Ad esempio, in Europa generalmente c'è un picco visibile ad occhio nudo a settembre, nove mesi dopo Capodanno e le feste di Natale... è un fenomeno che gli epidemiologi conoscono e chiamano Christmas effect.
S.K. Cesario, "The 'Christmas Effect' and Other Biometeorologic Influences on Childbearing and the Health of Women" J Obstet Gynecol Neonatal Nurs. 31:526 (2002)
Qualsiasi siano questi effetti annuali, almeno finchè non fanno interferenza distruttiva vanno tutti a finire nello stesso picco: sia che siano più o meno gaussiani intorno ad una particolare data (ed in tal caso avremo un bel picco intorno a 365 ed un po' di altra roba dappertutto), sia che siano vicini ad un effetto sinusoidale (come uno si immagina sia un effetto stagione calda/stagione fredda, ad esempio) ed in tal caso avremo un picco estremamente preciso, al limite della delta di DiracVedete che è stato utile fare un'analisi un po' più complicata? Non solo abbiamo visto che non c'è periodicità lunare, ma abbiamo scoperto che a Capodanno la gente... insomma, lo sappiamo.
I due tedeschi hanno esattamente lo stesso risultato, e con così tanti dati si vede anche qualcosa di più, ma questo post è già fin troppo lungo. Magari ne parliamo domani.
Nota: Grazie a Fabrizio Bonetto, Fabio Pennacino e Marco Martini del gruppo CICAP di Cuneo!
Paroline:
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luna,
nascite,
pontificazioni
Oroscopi per Natale
Some people are always critical of vague statements. I tend rather to be critical of precise statements; they are the only ones which can correctly be labeled 'wrong.' — Raymond Smullyan
Dovete sapere che il CICAP, fin dalla sua fondazione nel lontano 1989, raccoglie e verifica ogni anno le previsioni fatte dagli astrologi. Da qualche anno, ogni dicembre che Dio manda in Terra, il compito di scrivere il comunicato stampa di fine anno tocca al prof. Sentimento Cuorcontento (per capirci, qui c'è quello dell'anno scorso).
Funziona così: Andrea Proietti Lupi, archivista provetto e coraggioso collaboratore del CICAP, fa il grosso del lavoro passando il suo tempo libero a sfogliare migliaia di pagine di riviste improponibili tipo Astra, a guardare oroscopi in TV e leggere l'Almanacco di Barbanera, a caccia di affermazioni verificabili. Verso metà novembre, poi, condensa tutto quello che ha trovato in un ponderoso dossier, aggiunge un sunto dei principali avvenimenti dell'anno non previsti dagli astrologi e mi spedisce il tutto (quest'anno complessivamente erano più di ottanta pagine, che Dio lo perdoni), pregandomi di scrivere il benedetto comunicato stampa in tempo ragionevole per poterlo controllare con cura. Io ci metto un po' a trovare il coraggio, poi leggo il dossier, lo rileggo (ogni anno è più difficile, perchè le previsioni verificabili sono sempre di meno), mi faccio una birra, sottolineo, faccio finta di non aver ricevuto il mail di sollecito, ci penso su, evidenzio, smadonno, temporeggio ancora un po' e infine, quando proprio non si può più rimandare, passo la notte a scrivere il comunicato.
Dovete capirmi: sono alle prese con meraviglie tipo
L'astrologa, o meglio astro-economista, riesce a fornire i suoi vaticinii grazie a studi di genetica, economia e astrologia mixati in un sistema numerologico.Però, a forza di fare all'ultimo momento, l'anno scorso ci è scappato un errorino: è saltato un pezzo di una frase, così una previsione sembrava attribuita all'astrologo sbagliato. Il quale, naturalmente, non ha mancato di farlo notare. Così non va: quest'anno faccio il solenne proponimento di mandare ad Andrea il comunicato stampa in tempo.
Promesso.
martedì 2 dicembre 2008
Una scarpa per la scienza
Come vi accennavo qui, il prof. Sentimento Cuorcontento ha partecipato, insieme a qualche altro fisico volenteroso, ad una iniziativa del Coordinamento Genitori che comprendeva alcune attività di "scienza in piazza": se volete sapere come è andata trovate qui il racconto di Chiara, insieme ad alcune belle foto di Andrea.
Ah, e non si è fatto male nessuno, tranne una scarpa quasi nuova del prof. Sentimento Cuorcontento (quella che si vede in primo piano nella foto...)
Ah, e non si è fatto male nessuno, tranne una scarpa quasi nuova del prof. Sentimento Cuorcontento (quella che si vede in primo piano nella foto...)
sabato 29 novembre 2008
The God Particle
Un post corto corto perchè il prof. Sentimento Cuorcontento deve riprendersi da un pomeriggio al freddo e al gelo a far sdraiare gente sul Letto di Chiodi.
Vi ricordate il 10 settembre, giorno dell'accensione di LHC al CERN, quando molti dicevano che un buco nero avrebbe inghiottito la Terra?
Si era fatto un gran parlare di uno degli obiettivi degli esperimenti di LHC, forse il principale: individuare finalmente il bosone di Higgs, la Particella di Dio. Questo soprannome vagamente mistico, che ha fatto la gioia dei giornalisti e degli scrittori di titoli, è stato inventato da Leon Lederman, un fisico di quelli coi fiocchi (premio Nobel nel 1988, direttore di Fermilab, un sacco di altre cose). L'altro giorno leggevo The God Particle, comprato quando ero a Fermilab nel 1996 e mai letto, e ho finalmente scoperto perchè Lederman l'ha chiamata così:
Vi ricordate il 10 settembre, giorno dell'accensione di LHC al CERN, quando molti dicevano che un buco nero avrebbe inghiottito la Terra?
Si era fatto un gran parlare di uno degli obiettivi degli esperimenti di LHC, forse il principale: individuare finalmente il bosone di Higgs, la Particella di Dio. Questo soprannome vagamente mistico, che ha fatto la gioia dei giornalisti e degli scrittori di titoli, è stato inventato da Leon Lederman, un fisico di quelli coi fiocchi (premio Nobel nel 1988, direttore di Fermilab, un sacco di altre cose). L'altro giorno leggevo The God Particle, comprato quando ero a Fermilab nel 1996 e mai letto, e ho finalmente scoperto perchè Lederman l'ha chiamata così:
Why God Particle? [....] the publisher wouldn't let us call it the Goddamn Particle, though that might be more a appropriate title, given its villanious nature and the expense it is causing. (p. 22)
venerdì 28 novembre 2008
Approssimazione di tacchino sferico
Ieri era Thanksgiving; domani, se non nevica troppo, andrò a dare una mano alla manifestazione di protesta organizzata dal Coordinamento dei genitori (qui il programma). Perchè le due cose stanno insieme in un post?
Cominciamo dalla seconda. L'idea è di organizzare piccoli laboratori, dimostrazioni, brevi lezioni per i bambini e dimostrare il valore del Tempo Pieno. Da parte mia, pensavo di illustrare la differenza tra peso e pressione sdraiandomi su un letto di chiodi. L'idea è semplice: se appoggio tutto il mio peso, diciamo ottimisticamente una settantina di chili, su un solo chiodo mi faccio male; ma se distribuisco il peso su mille chiodi la forza esercitata da ciascun chiodo è solo di settanta grammi, più che sopportabile. La cosa interessante è che, facendo un po' di attenzione, si può far provare a chiunque l'emozione di fare il fakiro sul letto di chiodi. Ma in questo caso molti saranno bambini: per un bambino sarà sicuro come per un adulto o rischierà di farsi male?
Ed ecco che viene in nostro soccorso il Giorno del Ringraziamento. A Thanksgiving gli americani mangiano il tacchino ripieno. W. K. H. "Pief" Panofsky, un eminente fisico fondatore e a lungo direttore del laboratorio dell'acceleratore lineare di Stanford, non era però soddisfatto della ricetta che prescrive di cuocere il tacchino mezz'ora per ogni libbra di peso: l'ho scoperto qui. Ragionando da fisico, ha dato il suo contributo alla scienza scrivendo un'equazione più precisa (OK, ha fatto anche qualche altra cosetta).
Per cuocere il tacchino lo si mette nel forno caldo, dove il calore si trasmette dall'aria alla carne del tacchino attraverso la superficie. La quantità di calore necessaria per cuocerlo dipende dal peso (o, per essere pignoli, dalla massa) del tacchino, che è proporzionale al suo volume.
La velocità alla quale il calore "entra" nel tacchino dipende da quanto è grande la superficie esposta. È la ragione per cui i termosifoni hanno quelle forme complicate invece di essere dei bei parallelepipedi lisci: aumentare la superficie in modo da trasmettere meglio il calore all'aria circostante. Abbiamo quindi qualcosa che dipende dal volume di un oggetto (la quantità di calore necessaria) e qualcosa che dipende dalla sua superficie (la velocità con cui questo calore è trasmesso): il tempo necessario sarà proporzionale al volume diviso la superficie. Per semplicità, mettiamoci ora nell'approssimazione di tacchino sferico: il suo volume è proporzionale al cubo del raggio (il volume della sfera è quattroterzi pigreco erretrè), mentre la superficie è proporzionale al quadrato del raggio (4πr2 per i precisini). Il tempo necessario per cuocere il tacchino sarà quindi proporzionale al cubo del raggio diviso il quadrato del raggio, che fa semplicemente il raggio del nostro tacchino sferico. Sorpresa! La ricetta dovrebbe suggerire di cuocere il tacchino in proporzione non al suo peso, ma alla sua lunghezza.
Il problema è che generalmente il tacchino non è sferico, e quindi non ha un raggio ben definito. Per ottenere finalmente l'equazione di Panofsky (vi risparmio i passaggi: servono le radici cubiche e la densità del tacchino) esprimiamo volume e superficie in funzione del peso W, e raccogliamo tutte le costanti dentro k:
t = kW(2/3)
A questo punto k è una costante che si può determinare sperimentalmente: per un forno alla temperatura raccomandata di 325°F (circa 163°C) Panofsky ottiene k=1/1.5 (per t in ore e W in libbre; con k=1.79).
Troppo complicato? Godetevi il tacchino: la mia ricetta è qui.
E il letto di chiodi? Il problema è molto simile. La forza con cui ciascun chiodo preme sulla pelle è direttamente proporzionale al peso della persona, ed inversamente proporzionale al numero di chiodi. Il peso è a sua volta proporzionale al volume, ed il numero di chiodi alla superficie, per cui la forza è proporzionale al volume diviso la superficie. Queste, approssimativamente, sono proporzionali rispettivamente al cubo ed al quadrato dell'altezza della persona (o al suo raggio, in approssimazione di persona sferica). La forza è proporzionale al loro rapporto, quindi
La forza esercitata da ciascun chiodo è proporzionale all'altezza della persona: un bambino, purchè non si agiti troppo, si fa meno male di una adulto. Grazie al dr. Panofsky per la dritta, stasera faccio provare a Nicolò.
Cominciamo dalla seconda. L'idea è di organizzare piccoli laboratori, dimostrazioni, brevi lezioni per i bambini e dimostrare il valore del Tempo Pieno. Da parte mia, pensavo di illustrare la differenza tra peso e pressione sdraiandomi su un letto di chiodi. L'idea è semplice: se appoggio tutto il mio peso, diciamo ottimisticamente una settantina di chili, su un solo chiodo mi faccio male; ma se distribuisco il peso su mille chiodi la forza esercitata da ciascun chiodo è solo di settanta grammi, più che sopportabile. La cosa interessante è che, facendo un po' di attenzione, si può far provare a chiunque l'emozione di fare il fakiro sul letto di chiodi. Ma in questo caso molti saranno bambini: per un bambino sarà sicuro come per un adulto o rischierà di farsi male?
Ed ecco che viene in nostro soccorso il Giorno del Ringraziamento. A Thanksgiving gli americani mangiano il tacchino ripieno. W. K. H. "Pief" Panofsky, un eminente fisico fondatore e a lungo direttore del laboratorio dell'acceleratore lineare di Stanford, non era però soddisfatto della ricetta che prescrive di cuocere il tacchino mezz'ora per ogni libbra di peso: l'ho scoperto qui. Ragionando da fisico, ha dato il suo contributo alla scienza scrivendo un'equazione più precisa (OK, ha fatto anche qualche altra cosetta).
Per cuocere il tacchino lo si mette nel forno caldo, dove il calore si trasmette dall'aria alla carne del tacchino attraverso la superficie. La quantità di calore necessaria per cuocerlo dipende dal peso (o, per essere pignoli, dalla massa) del tacchino, che è proporzionale al suo volume.
La velocità alla quale il calore "entra" nel tacchino dipende da quanto è grande la superficie esposta. È la ragione per cui i termosifoni hanno quelle forme complicate invece di essere dei bei parallelepipedi lisci: aumentare la superficie in modo da trasmettere meglio il calore all'aria circostante. Abbiamo quindi qualcosa che dipende dal volume di un oggetto (la quantità di calore necessaria) e qualcosa che dipende dalla sua superficie (la velocità con cui questo calore è trasmesso): il tempo necessario sarà proporzionale al volume diviso la superficie. Per semplicità, mettiamoci ora nell'approssimazione di tacchino sferico: il suo volume è proporzionale al cubo del raggio (il volume della sfera è quattroterzi pigreco erretrè), mentre la superficie è proporzionale al quadrato del raggio (4πr2 per i precisini). Il tempo necessario per cuocere il tacchino sarà quindi proporzionale al cubo del raggio diviso il quadrato del raggio, che fa semplicemente il raggio del nostro tacchino sferico. Sorpresa! La ricetta dovrebbe suggerire di cuocere il tacchino in proporzione non al suo peso, ma alla sua lunghezza.
Il problema è che generalmente il tacchino non è sferico, e quindi non ha un raggio ben definito. Per ottenere finalmente l'equazione di Panofsky (vi risparmio i passaggi: servono le radici cubiche e la densità del tacchino) esprimiamo volume e superficie in funzione del peso W, e raccogliamo tutte le costanti dentro k:
t = kW(2/3)
A questo punto k è una costante che si può determinare sperimentalmente: per un forno alla temperatura raccomandata di 325°F (circa 163°C) Panofsky ottiene k=1/1.5 (per t in ore e W in libbre; con k=1.79).
Troppo complicato? Godetevi il tacchino: la mia ricetta è qui.
E il letto di chiodi? Il problema è molto simile. La forza con cui ciascun chiodo preme sulla pelle è direttamente proporzionale al peso della persona, ed inversamente proporzionale al numero di chiodi. Il peso è a sua volta proporzionale al volume, ed il numero di chiodi alla superficie, per cui la forza è proporzionale al volume diviso la superficie. Queste, approssimativamente, sono proporzionali rispettivamente al cubo ed al quadrato dell'altezza della persona (o al suo raggio, in approssimazione di persona sferica). La forza è proporzionale al loro rapporto, quindi
F ~ V/S ~ L3/L2 = L
La forza esercitata da ciascun chiodo è proporzionale all'altezza della persona: un bambino, purchè non si agiti troppo, si fa meno male di una adulto. Grazie al dr. Panofsky per la dritta, stasera faccio provare a Nicolò.
Paroline:
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thanksgiving
Il secondo post
Come direbbe Caparezza, il secondo album post è sempre il più difficile...
Anche perchè dopo aver faticosamente trovato un nome sufficientemente scemo per il blog, ho scoperto che c'era già un altro fenomeno che si fa chiamare prof. Sentimento Cuorcontento qui.
Però sono troppo pigro per cambiare, e quindi rimane così: e con questa informazione indispensabile il secondo post è andato.
Anche perchè dopo aver faticosamente trovato un nome sufficientemente scemo per il blog, ho scoperto che c'era già un altro fenomeno che si fa chiamare prof. Sentimento Cuorcontento qui.
Però sono troppo pigro per cambiare, e quindi rimane così: e con questa informazione indispensabile il secondo post è andato.
giovedì 27 novembre 2008
Come si comincia un blog?
Per i pochissimi incolti che non lo sapessero, il prof. Sentimento Cuorcontento di Sacramento (California) è un personaggio di una delle più belle storie di Carl Barks, Lost in the Andes. Non compare mai nel fumetto: è l'esploratore che, anni prima, ha scoperto la civiltà della Valle delle Nebbie.
Sfogherò qui la mia tendenza a pontificare: per lo più di scienza, di mysteri con la 'y' e, qualche volta, di cose più importanti come la cucina.
Benvenuti!
Sfogherò qui la mia tendenza a pontificare: per lo più di scienza, di mysteri con la 'y' e, qualche volta, di cose più importanti come la cucina.
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