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venerdì 5 dicembre 2008

Sei cose impossibili prima di colazione

Sto tentando di leggere Sei cose impossibili prima di colazione (lo trovo interessante ma un po' palloso, francamente... non è scintillante come il blog del prof. Sentimento Cuorcontento, per intenderci). Il sottotitolo è "Le origini evolutive delle credenze", però mi sembra che Wolpert manchi completamente il punto quando parla di scienza, religione, psicologia e paranormale. La questione è molto più semplice.

Lo sanno tutti che le credenze si sono evolute dai comodini quando, con l'estinzione dei letti a baldacchino, si è liberata una nicchia ecologica per mobili di grandi dimensioni. Non è chiaro quando si siano differenziati dai guardaroba, a causa della mancanza di testimonianze fossili, ma la teoria più diffusa è che si siano differenziati per speciazione allopatrica quando l'ambiente della cucina è stato separato da quello della camera da letto.
L. Wolpert, Sei cose impossibili prima di colazione. Le origini evolutive delle credenze. Torino: Codice (2008)
Nota: non ho resistito, portate pazienza. Inauguro con questo post il tag 'vaccate'... prometto che non lo userò spesso.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

potrebbe anche essere un'evoluzione convergente data dalla pressione selettiva esercitata dalle massaie che in entrambi gli ambienti si chiedevano "dove diavolo le metto le robe?". Bisognerebbe fare qualche studio filogenetico per vedere se le varie componenti sono analoghe od omologhe... magari l'ikea sposorizza.

Stefano Bagnasco ha detto...

Già. In realtà anche nelle specie di comodini ancora esistenti si trovano vestigia degli organi ormai in disuso. Per fare solo l'esempio più ovvio, il bichiere che si trova su ogni comodino è solo un pitale vestigiale, "cooptato" ad un'altra funzione: proprio come il pollice del panda.

D'altronde un creazionista potrebbe obiettare, "a che serve una sola antina?"

Anonimo ha detto...

Sei cose impossibili prima di colazione
L'argomento è affascinante, il titolo incuriosisce, una ampia recensione di Edoardo Boncinelli sul Corriere fa sperare bene.
Ma il contenuto del libro mi ha deluso: niente di nuovo e stimolante, stile dispersivo e poco efficace, sostanzialmente noioso. Si ha l’impressione che l’autore abbia dato alle stampe un suo taccuino di appunti, senza un filo conduttore, e senza il necessario lavoro di organizzazione e razionalizzazione. Si ritorna sullo stesso problema in varie occasioni, senza connessioni o logica, con non rare smentite di quanto affermato la pagina prima. Nessun tentativo di cercare i confini fra capacità geneticamente trasmesse, acquisizioni culturali dell’individuo, e diffusione della cultura nella popolazione.
Verità stimolanti quasi concordemente acquisite dalla scienza sono presentate in modo scialbo, e non sono argomentate, o documentate, o commentate. L’evoluzione citata nel sottotitolo è scarsamente chiamata in causa, ma quando ciò avviene non ci ritrovo lo spirito dei più brillanti divulgatori. A pag. 182 l’autore ricorda la gravitazione di Newton spiegando che la forza di attrazione è inversamente proporzionale alla distanza, invece che al suo quadrato. Forse è una voluta semplificazione; ma se così fosse l’autore doveva esprimersi in altro modo. Non ho imparato niente di nuovo.
Ho riletto più attentamente la recensione di Boncinelli, e ho scoperto che il 90 % dello spazio è occupato da idee del recensore, che ai suoi pensieri aggiunge solo che il libro è ricco di una quantità di esempi ed aneddoti: troppo poco.
Più critica (e più vicina alla mia opinione) la recensione di Mario Capocci su Le Scienze di Novembre 08, che torva il libro piuttosto semplicistico e poco soddisfacenti alcune argomentazioni dell’autore.
Nota.– Capocci informa che l’autore è un Nobel. A me risulta che l’autore ha condotti studi che hanno posto le basi per successivi studi della Montalcini i quali le hanno meritato il Nobel.
Il mio voto sul libro è 2.

Una mia curiosità.
Sottopongo a chiunque abbia la pazienza di offrirmi il suo parere su un problema trovato nel libro.
A pagina 6 l’autore propone un ragionamento logico che sembra sbagliato, ma che invece è giusto, dimostrando così che la nostra intuizione e la nostra logica talvolta sbagliano. Alla mia venerando età certi ragionamenti mi fanno ingarbugliare il cervello, e chiedo il vostro aiuto.
Ecco il ragionamento da verificare:
- Nessun cibo malsano contiene colesterolo.
- Alcuni cibi malsani sono cibi fritti.
- Quindi: nessun cibo fritto contiene colesterolo.
Ed ecco come ho pensato io.
Valgono solo le affermazioni espresse in partenza (vere o false che siano). L’esistenza di “cibi malsani” implica anche quella di “cibi sani” (altrimenti tutti i cibi sarebbero malsani, e dovemmo parlare solo di “cibi”). Non si può escludere che i cibi sani contengano colesterolo (come quelli malsani non lo contengono). Allora un cibo sano può contenere colesterolo, e può essere fritto; con la frittura il colesterolo non scompare, e quindi un cibo fritto (purché sia sano) può contenere colesterolo.
Dunque: la conclusione del ragionamento è errata, e l’autore che la dichiara giusta è in errore. O sbaglio io? (Il mio voto resta 2 anche se a sbagliare sono io).
Cordiali saluti G Costantini

Stefano Bagnasco ha detto...

Caro sig. Costantini,

tendenzialmente condivido la sua opinione non entusiasta sul libro, ma la sensazione di pallosità (scusi il termine tecnico) ha prevalso sulla proverbiale pazienza del prof. S.C. e non ho finito di leggerlo, fermandomi non poi molto oltre pag. 6... quindi devo sospendere il giudizio.

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