Pagine

sabato 5 giugno 2010

In cinese?!

Che cos'è, chiederanno i fedeli lettori del prof. Sentimento Cuorcontento?

È uno strumento messo a punto dal prof. S. C. in persona per mitigare una delle conseguenze della Finanziaria sul lavoro dei ricercatori italiani. OK, magari non la conseguenza più grave, ma comunque una bella rottura di palle. Scoprite qui di che si tratta.

Qualche dettaglio in più sugli effetti della "manovra" anche nei blog di Tommaso Dorigo, qui, e di Peppe Liberti, qui e qui.

7 commenti:

Claudio Casonato ha detto...

Sono il primo ad ammettere che in Italia la ricerca scientifica ed i ricercatori sono trattati peggio che male, ma siccome io da sempre (anni 80) viaggio per lavoro con rimborsi a pie di lista, e da sempre mi trovo a dover fronteggiare questo problema, su questo punto specifico non riesco a provare solidarietà per te.
Sorry!

Claudio Casonato ha detto...

Posso magari aggiungere: mal comune, mezzo gaudio...
Lo so, non è una gran consolazione....

Andrea Bernagozzi ha detto...

Gentile prof. Sentimento Cuorcontento,

sono d'accordo con lei e con il lettore qui sopra che i rimborsi a piè di lista non sono il principale pensiero del ricercatore italiano. Ma proprio perché sono un piccolo problema la ringrazio per aver fornito i mezzi per trovare una piccola soluzione.

Una difficoltà di meno, quando si hanno troppe cose per la testa, può essere più di una mera consolazione... Già la mia misera esperienza all'estero è costellata di epiche battaglie in improbabili meticciati linguistici e italica gestualità per ottenere le ricevute corrette, spesso invano; mi posso immaginare quante ne hanno passate frequent flyer come lei e il collega lettore.

Se poi il ristoratore all'estero è de coccio, per usare un tecnicismo, non c'è prof che tenga!

Saluti, Andrea

Gianni Comoretto ha detto...

Per tutti quelli che viaggiano "a piè di lista". Da qualche anno noi ricercatori lo si fa in Italia, e elenco un po' di assurdità
- se usi un servizio di pagamento on-line, la ricevuta on-line non vale. Deve essere cartacea. Fanno eccezione i biglietti on-line con codici complicati, e nominativi, come quelli aerei, ma gli alberghi e molti altri servizi no.
- tutti i biglietti devono essere nominativi ed i indicare chiaramente il percorso (anche per il taxi) ed il prezzo
- le ricevute devono soddisfare la lunga lista di specifiche indicate nel documento in cinese. Ne manca una e sei fregato
- non sono accettate spese generiche (che so, stai una settimana in un osservatorio sperduto in cima alla montagna, e fai la spesa per una settimana al supermercato).
- idem se hai qualche spesa extra (che so, hai dimenticato l'adattatore di rete per la presa standard turkmena)

In Italia bene o male te la cavi. Tutti i colleghi sanno in che condizione ti trovi, gli albergatori e i ristoratori vicino alle mete di missione pure, e comunque la diaria era così ridicola che alcuni miei colleghi non facevano neppure la domanda di rimborso, dicevano che il tempo impiegato non valeva la cifra.

Ma all'estero è diverso. Ho fatto da poco una missione in cui la ricevuta dell'albergo non era kosher. Poco male, la parte di diari (un terzo) che ti tolgono se usi l'albergo corrispondeva quasi al costo sostenuto (50 euro a notte) e ho fatto pari.

Ah, la finanziaria toglie anche il rimborso chilometrico per l'uso di auto propria (ve li immaginate i geologi, per esempio?) e i pedaggi autostradali (si va tutti in provinciale per risparmiare)

Vabbe' il pie' di lista, ma con una persona ragionevole che esamina l lista.

Stefano Bagnasco ha detto...

Ciao Claudio,

il punto è proprio quello che fa notare Gianni qui sopra: è una inutile rottura di palle smontare un sistema che funzionava ragionevolmente, per sostituirlo con uno molto più macchinoso strozzato da regole complicatissime.

Inutile perchè non credo che si traduca in un vero risparmio (nei periodi in cui ho avuto rimborsi a pie' di lista alla fine spendevo grosso modo l'equivalente della diaria, che non era certo principesca). Anzi, a fare i pignoli se i limiti di spesa saranno simili a qualli per le missioni in Italia, sono *più alti* della diaria del CERN: quindi alla fine si rischia di spendere di più.

Adesso viene anche fuori che non si può più usare l'auto propria. Ora, capisco che per moltissimi non sia un gran problema, ma se uno va al CERN da Torino col treno perde quasi un giorno intero per andare e un altro per tornare, dato che bisogna passare da Milano o dalla Francia e gli orari sono molto scomodi.

Per cui per la riunione a cui di solito partecipo (è settimanale, tre volte sono in phone conf e una volta al mese, se riesco a organizzarmi, vado di persona, perchè è una balla che la phone conf è la stessa cosa) alle 14.30 non ci sono treni utili: devo partire il giorno prima e tornare il giorno dopo.

Con la macchina in poco più di tre ore si arriva: volendo ce la facevo in giornata (una sfacchinata, ma l'ho fatto qualche volta), o al massimo tornavo la mattina dopo.

La cosa che fa arrabbiare è che da quando faccio questo lavoro le condizioni sono sempre peggiorate un po' alla volta. Sempre piccole cose, ma ogni volta è un po' più scomodo: qualche anno fa le diarie (che non erano state modificate da dieci anni) sono state ridotte del 25%, poi è passata una circolare per cui non si poteva presentare la ricevuta di un "residence" ma solo di un "hotel" (ma perchè, poi?), e avanti così.

Ciao,
S.

Claudio Casonato ha detto...

Per 2 anni ho lavorato con rimborsi 'a diaria'. Un kasino. Molto meglio il piè di lista.
Logico che quanto metti a rimborso deve essere giustificato, e qui entra in ballo l'intelligenza di chi rimborsa.

Certo che se il piè di lista viene gestito 'alla pene di segugio' come si capisce dalle descrizioni che date tu e Gianni.... non sarebbe più facile dire: 'ricercatori, fo....vi'?

Gianni Comoretto ha detto...

Il punto e' che in questo modo qualche burocrate si illude di aver fatto chissa' quale risparmio. Il risultato e' di ingessare le cose. Un paio dei miei tecnici non va piu' in missione in Italia, e non posso costringerli. Quindi a fare le osservazioni (lavoro che loro sono perfettamente in grado di fare) ci vado io. Un po' alla volta non ci si va proprio. Ma in fondo cosa serve far ricerca, e' solo un costo morto, per cui se non si fa e' solo un guadagno.

Tanto la ricerca "vera", quella che sconfiggera' il cancro in 5 anni, la fa la sua industria, e per arrivare ad allugare la vita a 120 anni ci pensa la fondazione San Raffaele.

Posta un commento