Grazie a una singolare e quasi inquietante coincidenza, il supplemento domenicale del
Sole 24ore del 17 aprile dedica la copertina a un argomento di cui si era occupato anche un pilastro della divulgazione scientifica italiana, Enrico Bellone, ordinario di Storia della Scienza all’Università di Milano ma soprattutto storico direttore di
Le Scienze, scomparso proprio sabato 16 aprile.
Il titolo dello speciale,
L’Italia della scienza negata, è quasi lo stesso di uno degli ultimi libri di Bellone.
Enrico Bellone, La scienza negata. Il caso italiano. Torino: Codice (2005)
Il libro, a suo tempo abbastanza discusso, è un collage di due parti: nella prima parte, “Cronaca di un disastro programmato”, Bellone ripercorre brevemente il declino della cultura scientifica in Italia dall’inizio del secolo a oggi.
Nella seconda, ben più corposa, Bellone cerca di andare al nocciolo della questione: il perché di questo crollo di dignità della cultura scientifica. Non cercate di leggerlo alla sera prima di dormire, Bellone non sta cercando di semplificare troppo per rendere la vita facile al lettore. I capitoli hanno titoli come “La matematica coercitiva e gli ingegni minuti”, “Le linee isoemozionali, il niente e la
techne” o “San Galileo, l’
homo demens e i numeri come delinquenza”. Lo avevo letto quando era uscito, qualche anno fa, e non mi era piaciuto un gran che. Domenica l’ho ripreso in mano e, dopo qualche anno di riflessione e letture, la nascita di questo blog, un libro e ore di discussione su questi temi il prof. S.C. è costretto ad ammettere che, forse, non l’aveva capito. Non è un libro per principianti, lo sto rileggendo e magari ne riparliamo.
Nel frattempo, se riuscite a procurarvi una copia del
Sole 24Ore di domenica, o avete voglia di leggere gli articoli online
qui, scoprirete che in questi giorni cade il centenario di quella che secondo molti fu la condanna a morte della cultura scientifica in Italia: il Congresso della Società Filosofica Italiana a Bologna, nell’aprile del 1911. In quei mesi si combatteva una vera e propria guerra tra le idee del matematico Federigo Enriques e l’idealismo di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, che si conclusero con la sconfitta (e il disonore) del primo. Ne parlano
Armando Massarenti,
Umberto Bottazzini e
Gilberto Corbellini (i link sui nomi puntano ai rispettivi articoli). Una lettura istruttiva: è rara una presa di posizione così netta sulla vicenda, in cui il disprezzo aggressivo (e disastroso) di Croce per la scienza è mostrato senza tanti patemi d’animo:
Ma fu proprio quel tono sprezzante e liquidatorio a inasprirsi durante la disputa e a segnare la sconfitta di Enriques. Gli fu dato platealmente dell'incompetente. E non solo in campo filosofico. Fu invitato, in maniera insultante, a parlare solo della sua materia, cioè di matematica, un sapere non per veri filosofi ma per quegli «ingegni minuti» che sarebbero appunto gli scienziati.
In Italia, il problema delle “due culture” spariva: una cosa è la scienza, altra è la Cultura; ne vediamo chiaramente le conseguenze ancora adesso. Scommettiamo che domenica prossima ci sarà la lettera di qualcuno che, non avendo capito un tubo, procede alla obbligatoria difesa del Liceo Classico?