Le risposte sono state svariate (incluso il ragionevole suggerimento di usare alcune bottiglie di Barbaresco per stimolare le manifestazioni mysteriose, ho fatto degli esperimenti lo scorso weekend e in effetti può funzionare), ma nessuno ha azzeccato quella giusta. Qual è?
Per scoprirlo dobbiamo aprire un interessante libro di cui forse vi ho già accennato, uscito in libreria proprio due giorni fa; affrettatevi, pare stia andando a ruba.
Stefano Bagnasco, Andrea Ferrero e Beatrice Mautino, Sulla scena del mistero. Guida scientifica all’indagine dei fenomeni inspiegabili, Milano: Sironi (2010).Vediamo cosa si trova a pag. 61:
Non vi porterete tutti gli strumenti su cui riuscirete a mettere le mani, ma solo quelli necessari per controllare le ipotesi che avete fatto. Per esempio, il contatore Geiger no, a meno che per qualche ragione la vostra ipotesi implichi in qualche modo una sorgente radioattiva.Aha! Insomma, la risposta giusta è che nessuno strumento è sempre indispensabile. Di volta in volta bisogna procurarsi quello necessario a mettere alla prova la nostra ipotesi di lavoro, tutto il resto vi fa solo sembrare Totò quando scende dal treno a Milano. Il punto cruciale del metodo scientifico e, tutto sommato, del libro è proprio verificare le ipotesi, che distingue l'investigatore scientifico da quello della domenica (o, nel caso di Giacobbo, del mercoledì sera). Le cose come Voyager son zeppe di ipotesi fino a traboccare, ma fateci caso: mai che si provi a verificarne una, hai visto mai che il mystero non è più mysterioso.
Potete però essere sicuri che il contatore Geiger sarà nelle mani dell’indagatore della domenica, il quale si distingue proprio per la tendenza a prendere in considerazione contemporaneamente ogni ipotesi, anche le più strampalate, senza di fatto metterne alla prova nessuna. L’indagatore della domenica misurerà un po’ il livello delle radiazioni, poi si occuperà delle energie sottili usando un dispositivo costruito da suo cugino nel garage che, alla bisogna, può servire anche a far partire l’auto in panne; raccoglierà campioni a casaccio e farà domande a chiunque si aggiri per il campo chiedendo colore e modello dell’astronave che è atterrata lì la sera prima.
Ora, il prof. S.C. è notoriamente saccente, ma si rende conto che questo trucchetto della domanda senza la risposta giusta è un po' troppo cheap; ha quindi deciso di ricorrere a un diabolico stratagemma. Il nostro amico Sergio della Sala cita sull'ultimo “Almanacco di Scienza” di MicroMega uno studio nel quale gli autori
...hanno dimostrato come la semplice aggiunta di un'immagine irrilevante del cervello renda un argomento più accettabile, e le persone lo ritengano più plausibile di quando lo stesso argomento viene proposto senza l'immagine del cervello (irrilevante ai fini dell'argomento stesso).Per esempio, in un esperimento lo stesso articolo scientifico (fasullo) intitolato “Watching TV is Related to Math Ability” è stato sottoposto a un gruppo di studenti; per alcuni l'articolo era accompagnato da un semplice grafico a barre, per altri da un'immagine del cervello con evidenziate alcune zone attive. Il secondo gruppo ha considerato sensato il ragionamento esposto nell'articolo molto più del primo:
David P. McCabe e Alan D. Castel, “Seeing is believing: The effect of brain images on judgments of scientific reasoning”, Cognition 107:343–352 (2008)L'immagine del cervello che trovate in cima al post è proprio una di quelle usate dagli autori.
3 commenti:
hahahah :D
10 punti-stima per l'immagine del cervello!!!!
Prof. mi hai convinto, ancora di più: adesso oltre al meraviglioso libro dei mysteri di Bagnasco et al. devo avere anche l'ultimo numero di Micromega.
Mi ha convinto sopratutto l'immagine subito sotto il titolo: adesso è tutto chiaro e se fossi più giovane mi iscriverei a medicina per specializzarmi in strizzacervellologia.
Azz, allora ha funzionato. Non ci speravo...
S.
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